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APOLOKIA
"Kathaarian Vortex"
My Kingdom Music - 2013

Se pensiamo a fondo al concetto originario di black metal, troveremo che la base di tutto fu il disturbo verso l’ascoltatore, quasi il disprezzo per esso. I Venom incisero “Black Metal” per dimostrare che il caos del precedente “Welcome to hell” poteva essere amplificato. Gli Hellhammer/Celtic Frost cominciarono a mutilare gli strumenti producendo i loro primi mortiferi riffs non certo seguendo la scia della nascente scena thrash metal. I Bathory dimostrarono che bastava comporre brani su due/massimo tre riffs per renderli più incisivi e memorabili rispetto ad intricate trame speed/thrash metal tecnico fine a sé stesso. Nel biennio 1992/1993 i DarkThrone con la pubblicazione degli eterni “A blaze in the northern sky” e “Under a funeral moon” fecero capire a chiunque si stesse avvicinando al genere Black Metal (o comunque al metal estremo) che lo spirito, le sonorità e le produzioni andavano ricercate in quei gruppi e anni sopra menzionati.
20 anni dopo, passate tutte le contaminazioni possibili che il genere avesse potuto immaginare (una cosa che non si sarebbe mai potuta credere), gli APOLOKIA sono qui a certificare che il Black Metal deve esclusivamente le caratteristiche precedentemente elencate. Una musica nera, brutale, caotica, nichilistica, satanica, gelida ed elitaria. Una musica che non può e non deve allontanarsi dalle sue basi, stilistiche e attitudinali. “Kathaarian Vortex” è il disco black metal più estremo mai pubblicato da un gruppo italiano e, consapevole di questo, Blackfrost ha aggiunto un tono ancora più distruttivo all’opera dandogli una produzione che definire apocalittica è il minimo. In fondo il duo non deve rendere conto a nessuno della propria scelta stilistica e attitudinale; e allora ecco una produzione e un suono che paiono usciti direttamente da una sala prove norvegese nel bienno 1992 – 1994, non un solo anno più in là. Quelle produzioni che all’inizio danno fastidio e sembrano ormai inaccettabili se pensiamo che sono passati 20 anni da quell’epoca; produzioni e suono che poi, a mente fredda, riconosciamo essere le uniche e vere produzioni che hanno reso immortale il black metal degli anni ’90; ma qui, ripeto, è tutto reso più caotico dalla band, volontariamente per annichilire chiunque si presti all’ascolto dell’opera.
Musicalmente parlando “Kathaarian Vortex” è un disco pieno di idee, variazioni sul tema e atmosfere; impossibile per chiunque non rendere omaggio al grandioso lavoro del chitarrista e cantante Verminaard, assolutamente abile nel mettere idee e riffs diversi nelle varie canzoni senza mai perdere l’originale spirito di esse.
In particolare la tremenda title track e brani come “Order of the nine”, “Signum Satani” confermano quanto scritto, unendo lo spirito primordiale ed i riffs immortali del duo Hellhammer/Celtic Frost al concetto apocalittico e disturbante di come era inizialmente concepito il black metal norvegese, fondendo velocità folli a brevi pause cadenzate poggianti su riffing dal gusto assolutamente mortifero. “Coil of nihilism” è, a mio modo di vedere, il manifesto del duo, condensando in tre minuti la violenza e l’impatto delle parti veloci con la sensazione di decesso di quelle lente. “Malignant asphyxation” (cantata da Blackfrost) presenta, in parte, soluzioni e attitudine inedite per il duo, sposando nella parte centrale un feeling lontanamente industriale, spezzata improvvisamente da un riff chitarristico più tagliente di una lama. La nuova versione di “Pure imperial darkness” (recuperata dallo storico demo del 1997 “Fields of hatefrost”) guadagna in violenza e impatto rispetto l’originale senza snaturarne l’essenza e il feeling.
Dimenticate ogni contaminazione che il black metal abbia avuto negli ultimi venti anni; nessuna concessione melodica, nessun eco sinfonico, nessuna tristezza depressive/suicidal, nessun riferimento al war black di Marduk/Dark Funeral e compagnia, nessun influsso teatrale/vampiresco, nessun ingresso post/shoegaze, nessun suono patinato. “Kathaarian Vortex” è un terribile album concepito da un gruppo che non è alla ricerca di nuovi fans e anzi, al contrario, prova piacere nel disturbare i suoi seguaci con un disco che definire antiumano (per violenza, attitudine, gelo, misantropia, produzione e nichilismo) suona perfetto.
Gli APOLOKIA sono questo, per loro il black metal deve e può essere solo questo, che vi piaccia o meno; prendere o lasciare. Con loro o contro di loro.
- MARCO CAVALLINI -