Bloodbath, ideati da Anders Nystrom e Jonas Renske dei Katatonia, nacquero nel 1998 quasi come una band tributo al death metal scandinavo dei primissimi anni '90 e i primi albums ne sono un esempio. Col passare degli anni hanno allargato il loro campo, rimanendo comunque in ambito estremo; nell'album "Grand Morbid Funeral" (2014), guarda caso con l'ingresso di Nick Holmes dei Paradise Lost, č arrivato l'inserimento di porzioni del doom metal pių nero e pesante. Confermate nel successivo "The arrow of Satn is drawn" (2018), sporcato talvolta dal riffing black metal visto anche l'inserimento e il contributo di Joakim Karlsson, chitarrista dei Craft.
E col nuovo "Survival of the sickest" (alla seconda chitarra oggi c'č Tomas Akvik dei Lik, altra band devota all'originario death metal scandinavo) i nostri aggiungono la scuola del death metal americano dei primi anni '90, non perdendo comunque lo spirito originario.
"Putrefying corpse" richiama gli Obituary, la successiva "Dead parade" ricorda i migliori Autopsy col suo alternare cadenze mid tempo a porzioni rallentate.
In brani come "Malignat maggot therapy", "Affliction of extinction" e "Tales of melting flesh" riecheggia lo stile dei Carcass col riffing chirurgico. Le chitarre sono il punto di forza dell'album, chitarre capaci di inserire melodie in ogni brano, anche quelli pių pesanti dove pare non ci possa essere fuga dall'oppressione sonora. Chitarre protagoniste nella parte finale di "To die", che ricorda i primi Katatonia nel mood autunnale, mentre "Evironcide" potrebbe essere stata scritta e registrata nei primissimi anni '90 nei Sunlight Studios. La conclusiva "No God before me" č il perfetto mix fra i due pezzi storici dei Mobid Angel, "God of emptiness" e "Where the slime live", una imponente marcia funebre con un refrain che entra all'istante in testa per non uscirne pių. Il miglior modo di chiudere un ottimo disco.
- MARCO CAVALLINI -