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Paul CHAIN
"Le fleur du mal"
Marzo 2000
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Come mai un silenzio così lungo, durato quasi quattro anni?

La ragione principale è il volersi staccare definitivamente dal personaggio, dall'idea che la gente aveva e, purtroppo, ha tuttora di me; quattro anni perché la gente dimenticasse e non parlasse più del mio passato nei Death SS, del mio legame verso tematiche oscure ed occulte, e soprattutto perché ero stufo di vedere le mie interviste travisate.
I giornalisti credono sempre di sapere tutto e giudican le mie parole inutili; ho avuto come uno scoglionamento e li ho mandati affanculo in blocco; il silenzio è stato quindi voluto, fatto di proposito.
Non ho tempo da perdere con gente come loro, persone inutili che cambiano idee e partito a seconda di quanti soldi gli vengono mostrati.
Preferisco parlare con le riviste estere e le fanzines, dove la gente riporta esattamente ciò che dico; questa con te è in assoluto la prima intervista che faccio dopo anni di silenzio; credo che ora sia il momento giusto per tornare a dire la mia.

Cosa hai fatto durante tutto questo tempo?

La mia attività musicale non si è fermata, anzi; ho pronti otto dischi già ultimati che attendono solo di essere pubblicati.
I generi sono i più disparati, dal doom all'elettronica, dal jazz alla psichedelia, dal rock si stampo '70's all'avanguardia; per un certo periodo ho suonato contemporaneamente anche con cento musicisti diversi, e tuttora tengo i contatti con moltissime bands e persone, anche all'estero.
Ho tonnellate di materiale che aspetta di essere pubblicate, ma le etichette discografiche pretendono che il nome Paul Chain sia sempre accostato ad un solo unico genere musicale.
Prendi l'esempio della Black Widow Records di Genova; ci conosciamo da anni, e da tanto tempo si ventila di un mio album realizzato sotto la loro etichetta; ma quando poi si arriva a parlare di cose concrete, Massimo Gasperini (Titolare dell'etichetta/negozio di dischi genovese) se ne viene sempre fuori con discorsi del tipo "Paolo lo sai che noi pubblichiamo solo certi generi", oppure "la gente ti conosce per lo stile domo, ormai hai una reputazione in quel campo" e altre cose simili. Insomma, come a dire che l'artista non ha libertà di scelta nelle loro produzioni, una cosa per me inconcepibile; e questo è il motivo per cui, credo, non potrò mai pubblicare un disco per loro.
Non sopporto questo aspetto del mercato discografico, dove sono le etichette a comandare, soprattutto le major; un gruppo che firma per un major è fregato in partenza, diventerà un giocattolo dell'industria discografica e del music business.
Le etichette ragionano quasi esclusivamente in termini di vendita, l'arte è messa da loro in secondo piano; gente così deve starmi alla larga, non ho tempo da sprecare con certi coglioni.

Come va la tua collaborazione con la New LM Records?

C'è un'importante novità a tal proposito; sono diventato titolare del 50% dell'etichetta, ora sono un discografico a tempo pieno.
Come ti ho detto, non sopporto l'ambiente del music business, preferirei non averci niente a che fare, ma mi sono reso conto che la libertà degli artisti è troppo limitata, soffocata dalle etichette, e questo non mi sta bene.
Ho creato come una costola della New LM Records, la mia etichetta si chiamerà "Rock Various Label" e sarà aperta ad ogni musicista rock. Stiamo preparando la prima uscita, che sarà una compilation di bands che eseguiranno covers di gruppi come Black Sabbath, Hawkwind, Blue Cheer, Pink Floyd ed altri grandi della musica seventies.
Un gruppo che esordirà presto su New LM Records sono gli Hairy Fairies, un gruppo la cui proposta sonora è un mix fra le atmosfere dei primi Pink Floyd e l'irruenza degli Stooges; davvero ottimi, credimi.

Parliamo dell'imminente album in uscita su Beard Of Stars?

Certo; il titolo sarà "Sign from space", e il disco conterrà un'unica lunga suite di quaranta minuti divisa in quattro atti; il titolo richiama alla psichedelia e allo space rock, e come hai potuto ascoltare oggi in anteprima lo stile sonoro presenta rimandi a certe cose degli Hawkwind, un gruppo che mi ha influenzato fortemente in passato e che tuttora stimo molto.
Il disco uscirà, oltre che su CD, anche in versione vinile colorato con copertina apribile, una specie di allacciamento verso la cultura seventies;; sull'album, oltre a me (che mi sono occupato della parti di voce, basso, tastiere ed effetti) hanno suonato il chitarrista  Alex Vasini ed il batterista Danilo "Hey" Savanas.
"Sign from space" avrà in futuro un seguito, un disco sulla stessa linea d'onda sonora che è già stato registrato e mixato; il titolo, te lo dico in anteprima, sarà "Cosmis wild" e vi saranno contenute due lunghe tracks di circa venti minuti l'una, sempre impostate sul genere espresso in "Sign from space".
Entrambi gli albums usciranno con il monicker Paul Chain The Improvisor.

Monicker già utilizzato per l' "Official Bootleg" uscito qualche mese fa; ho notato in esso che dal vivo suoni tuttora anche i tuoi pezzi più vecchi.

Certo, mi piace ancora molto suonare i miei vecchi pezzi; io non rinnego nulla del mio passato, questo deve essere chiaro. Ultimamente dal vivo suono spesso anche pezzi dei primi Death SS; del resto sono pezzi miei, creati a tutti gli effetti dalle mie mani, nonostante  qualcuno si ostini a scrivere e far credere il contrario.
L' "Official Bootleg" è stato pubblicato per segnare, fermare un'epoca; è la testimonianza di una formazione che ora non c'è più (Sandra Silver se ne è andata via)  e che in quel periodo ha suonato molto ma non ha purtroppo inciso materiale, così mi è sembrato giusto pubblicare questo bootleg, nonostante riconosca la sua non ottima qualità sonora.

Come sei entrato in contatto coi tipi della Beard Of Stars Records?

Il primo incontro con alcuni di loro risale addirittura al 1983, al primo festival metal italiano di Certaldo (Pavia); i Death SS erano gli headliner e fra i vari gruppi in scaletta c'erano anche i Vanexa, fra le cui fila militavano quelli che oggi sono alcuni dei gestori dell'etichetta Beard Of Stars; come vedi il rapporto, pur se accompagnato da lunghi periodi di silenzio, va avanti da oltre quindici anni.
Quando Giorgio Pagnacco (uno dei titolari dell'etichetta) mi ha contattato chiedendomi di un ipotetico disco futuro, gli ho subito fatto presente che esigevo la massima e totale libertà artistica, altrimenti non si sarebbe nemmeno iniziato il discorso; la sua risposta è stata affermativa, e così si è potuto cominciare a lavorare sui dischi che ora attendono di essere pubblicati. Ripeto, se un'etichetta si presenta da me e cerca d'impormi le sua coordinate stilistiche e d'intromettersi sul lavoro in studio, sulle grafiche e quantaltro, allora questa etichetta non avrà mai un riscontro positivo da parte del sottoscritto.

L' "Officiale Bootleg" è invece pubblicato dalla Minotauro Records; il tuo rapporto con questa etichetta sembra indissolubile.

E' vero, infatti con Marco Melzi (titolare dell'etichetta discografica) pubblicheremo ancora altre cose in futuro; diciamo che la Minotauro si occuperà della pubblicazione di mio materiale riguardante il passato e di certe mie collaborazioni con latri artisti metal.
E' in programma la ristampa delle "Relative tapes" e di tanti altri inediti risalenti al primo periodo della mia carriera; sto pensando ad un Box di 7 CD intitolato "Collages" dalla grafica in bianco e nero, così come erano del resto le cassette originali.
Il Box uscirà con il vecchio nome e logo Paul Chain, in modo anche da chiudere definitivamente i conti col passato e tutto quanto gli gira intorno.

Cambiando argomento, come vedi l'attuale scena musicale metal italiana?

La vedo malissimo, stantia e senza voglia di crescere e di evolversi; l'italiano medio è sempre e comunque influenzato da quello che viene dall'estero.
C'è un appiattimento totale delle idee e nei valori, e la gente beve tutto ciò che gli viene imposto, anche se fa schifo.
L'italiano medio è colui che imita, copia il prodotto estero; per farti un esempio, a me piacciono molto i Dream Theater, ma vedere una scena smisurata di gruppi italiano che li clonano mi fa ridere.
La stampa italiana appoggia tutto questo, in quanto questo genere musicale oggi vende molto e così facendo non ci si accorge che così si fa il male dei piccoli gruppi in cerca di una loro identità; l'importante è vendere, sempre e comunque; il resto non conta nulla.

Cosa ne pensi del connubio, oggi tornato tanto di voga, musica e droga?

Lo trovo assolutamente stupido; diciamolo subito, non è indispensabile drogarsi per suonare bene, anzi.
Quando ero giovane bevevo molto, poi quando ho smesso di bere mi sono accorto che suonavo molto meglio.
L'assunzione di certe sostanze limita ed altera le tue capacità psicomotorie, come è possibile credere che ciò possa farti suonare meglio?
Vedo un subdulo connubio fra musica e droga, e finchè certi musicisti dichiareranno di farsi le canne ed latro, alcuni fans seguiranno stupidamente il loro esempio.
Io penso spesso ad Hendrix; la sua morte è stata la cosa più grande che lui abbia mai detto ai suoi fans, ma non è servita a niente; lui non voleva che i giovani diventassero manichini manipolati dagli altri, e quando vedi Hendrix suonare e parlare al pubblico puoi capire la sofferenza che lui provava ad essere in quella situazione, dove lui non avrebbe mai voluto esserci.
La gente, come al solito, non ha capito niente del suo messaggio.

- MARCO CAVALLINI -