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SEA DWELLER
"Suoni dalle profondità"
Aprile 2010
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Rispondono alle domande Paolo, Cristiano e Paola

Potete presentarvi ai lettori del sito?
PAOLO: Ciao! Piacere, siamo i  Sea Dweller e proveniamo da Roma

Sea Dweller; un nome decisamente azzeccato per il genere che suonate. Chi lo ha scelto? E comunque eravate al corrente dell´omonimia con la catena di orologi?
PAOLA: Si è abbastanza azzeccato ma non consapevole di esserlo direi, nel senso che lo abbiamo trovato su un sito di significati di nomi irlandesi, ma casualmente si collega molto al fatto che alcuni gruppi shoegaze dell'epoca nelle copertine dei loro dischi avevano spesso immagini riguardanti mare e pesci.
Per quanto riguarda l'orologio no, lo abbiamo scoperto dopo, ma è pur sempre subacqueo.

Siete indubbiamente un gruppo shoegaze/dreampop; quali sono le caratteristiche di questo genere che vi hanno spinto a prendere in mano gli strumenti e cominciare a suonare?
PAOLO: Mah, musicalmente sono nato prima di venire a conoscenza di gruppi shoegaze/dreampop e affini, non avevo molti canali in entrata su quello che succedeva fuori della mia stanza.. ma sin da piccolo la Musica ha giocato sempre un certo fascino su di me, e a casa mia c'è sempre stata per un motivo o un altro.. in seguito da adolescente mi sono sentito ispirato a cominciare a suonare essendo rimasto molto attratto dall'uso diverso della chitarra in alcuni gruppi che ritenevo fondamentalmente noise e sperimentali, quali Sonic Youth, Distorted Pony, Unsane, e Jesus And Mary Chain (non so quanti ampli ho rovinato rifacendo i feedback di Upsidedown), - una vera catarsi di distorsione, magari suonando solo due note, un vero spettacolo. Quando verso i 19 anni ho ascoltato poi la prima volta Isn't Anything a casa di un amico, è stato come perdere la virginità musicale una seconda volta, ma non sapevo nemmeno cosa significasse il termine shoegaze, - l'ho imparato anni dopo.
CRISTIANO: Il suono e il pop, e l'ottima combinazione di questi due elementi. Musica sognante, con le conseguenze positive e negative che il sogno comporta.

Quali ritenete siano le condizioni ideali (a livello di umore, sentimenti e luoghi) per ascoltare ed apprezzare questo genere musicale?
PAOLO: Personalmente non credo sia il caso di fare di tutta l'erba un fascio, ci sono talmente tante sfaccettature di questo spettro sonoro, e relativi biglietti di entrata, possibili approcci diversi, i soli Telescopes vanno bene per andare a nanna o per dare fuoco a casa a seconda del disco.
CRISTIANO: Cambio idea sulla musica ogni mattina che mi sveglio. Certi giorni ho bisogno di musica che mi conforti e che conosco a menadito, altri giorni preferisco ricevere suoni totalmente nuovi e magari incomprensibili. Il corpo si nutre della musica e delle sostanze di cui ha bisogno in quel momento.

Elencatemi, secondo il vostro parere, i cinque albums shoegaze/dreampop fondamentali degli anni `90 e i cinque degli ultimi anni.

CRISTIANO: - Mmm..posso dirti album o gruppi o ..vediamo, non so se intendi i dischi o i suoni che potrebbero essere un buon fondamento per definire questo suono: come diceva Paolo,  "Upside Down" dei Jesus And Mary Chain, "Chelsea Girl" dei Ride, forse "Garlands" dei Cocteau Twins, "You Made Me Realise" dei My Bloody Valentine e Alan McGee. Per il presente non amo particolarmente gruppi o artisti specifici, diciamo che la cosa fantastica dei gruppi dell'epoca era la produzione ottima e la scrittura di canzoni bellissime che oggi mi sembra un po carente. Credo che le gran parte dei gruppi che suonano musica "shoegaze" al giorno d'oggi non sia seguita da produttori o management cosi spettacolari come invece magari accade per molti altri generi. Diciamo che quando uscirono ero molto appassionato degli Amusement Parks On Fire, "Cryptograms" dei Deerhunter è stupendo e si ispira molto a quei codici, washed out e il movimento che gli sta attorno, lo "swee pop" ha grandissime influenze nello shoegaze, vedi i piu noti Radio Dept. e il loro primo disco, e forse i Sea Dweller, scrivono bellissime canzoni....

Lo shoegaze/dreampop è la musica malinconica/nostalgica per eccellenza; voi siete persone malinconiche oppure il gruppo riflette una sola parte del vostro carattere e spirito?
PAOLO: Mah, siamo quattro persone (conto anche Carlos, come membro permanente onorario del gruppo), ognuno con i propri caz*i, problemi e gioie, la vita non è facile, ma in genere ci divertiamo molto insieme, specie quando riusciamo a finire una canzone, o in tour dove generalmente ci ritroviamo a ridere insieme e anche tanto.. ma non è che siamo vittime dell'ottimismo, piuttosto, siamo realisti e ironici, e la nostra musica ci serve a fuggire dalla realtà o a rendercela migliore; la Musica spesso è più bella della realtà, o comunque, permette di apprezzarne altre sfaccettature altrimenti irraggiungibili.
PAOLA: Guarda, mi sto accorgendo sempre di più negli anni che io personalmente non sono malinconia per niente, nel senso che il passato non è una cosa che mi riguarda, al contrario mi piace immaginare che il futuro possa sempre essere migliore, poi ovviamente quando si scrivono le canzoni si fa riferimento a fatti a noi accaduti forse per esorcizzare la cosa, in questo siamo molto autobiografici si.

Cosa, quanto rappresenta per voi la musica? Riuscite ad immaginare le vostre vite senza di essa?
PAOLO: La Musica (nostra e dei nostri gruppi preferiti) rappresenta noi, e noi ci rappresentiamo attraverso la Musica. E' un pò come guardarsi allo specchio. Per me, una vita senza Musica è come un bel vaso vuoto.
CRISTIANO: Immagina di essere sordo! Puoi immaginare un mondo senza suoni?

E´ uscito da pochi mesi il CD "Love is coming"; le note interne specificano che è una raccolta di due EP. Voi lo considerate il vostro album di debutto ufficiale o gli date un altro valore?
PAOLO: Mi piace considerarlo il nostro primo "va**an*ulo, ora sì, ne avevo davvero bisogno".
CRISTIANO: Non lo consideravo un album quando abbiamo deciso di realizzare questo formato e nemmeno ora quando lo vedo chiamato il nostro album di debutto. Due sonorità diverse, due periodi diversi. Un album ha bisogno di omogeneità, qui ce ne sono almeno due..

Il disco è pubblicato dalla neonata Two & One Records; come siete entrati in contatto con l´etichetta? Siete soddisfatti del lavoro svolto finora dalla label?
Le ultime copie dell'ep "Underwater town" sono state vendute tramite Tonevendor negli USA. P.H.Lorenzen voleva acquistarne una copia ma sono andate sold out in una giornata, quindi ci ha contattati dicendo che voleva proporci una collaborazione per la sua nuova etichetta. L'incontro è stato intrigante, si parlò di progetti e possibili produzioni future. Per il momento l'album è uscito ma essendo la sua prima produzione la distribuzione ancora stenta a decollare. Siamo stati una specie di "prova di volo".

Vi chiedo di spendere qualche parola su "Slowdown" e "Hear no sound", a mio parere i brani migliori del CD; sono per caso gli ultimi composti? Per capirci, le cose nuove che state scrivendo ora ne seguono lo stile/scia?
PAOLO: Sinceramente non ricordo la cronologia degli eventi, forse l'ultimo pezzo è stato in verità "Just Between Us", concepito inizialmente da me e Paola in sala prove mentre aspettavamo che Cristiano cambiasse le corde alla chitarra e arrivasse Carlos in studio..
Ricordo che quando ho sentito la prima demo registrata da Cristiano di "Slowdown" invece, gli dissi che la ritenevo la sua svolta di maturità pop, ma poi il pezzo, dopo circa sei mesi di gestazione tra studio e live, è mutato ed ha preso una svolta totalmente psichedelica (la seconda parte della canzone la immagino come un bagno di megattere che cantano nelle oscurità degli oceani), e ha avuto un'inaspettata virata malinconica culminata in fase di registrazione con il controcanto di Paola.
"Hear no sound" credo sia dell'autunno 2007, quando entra la batteria con quel colpo di tamburo mi sento semplicemente meglio. La voce di Cristiano è molto bella, lo dico da suo fan. E poi la sua seconda parte, ogni volta che la suoniamo mi viene ancora la pelle d'oca, non c'è niente da fare.
I prossimi pezzi, non lo so, forse ci saranno più loop ciclici, e un pò più di acidità psichedelica, credo, a sentire le demo. Di sicuro siamo sempre alla ricerca di una certa 'elevazione' spirituale.
CRISTIANO:  Il primo che hai citato è il mio preferito, mi piace il senso di illusione che creano le chitarre e le parole un pò immateriali. Ho idea che per il futuro ci saranno cambiamenti dati anche dalle difficoltà continue che abbiamo con i batteristi. Quindi chissà.

Fin dal promo di debutto le vostre pubblicazioni sono sempre state caratterizzate da confezioni/packaging particolari; prestate molta attenzione al lato esteriore del prodotto?
PAOLO: Siamo disco-feticisti come fan, sarebbe un peccato non esserlo come produttori di dischi.
PAOLA: Stranamente anche se non sembra visto che non curiamo particolarmente la nostra immagine di band, noi siamo grandi esteti, ma soprattutto cultori della musica. Insomma a me ad esempio piace avere il disco anche come oggetto e quindi figurati se non mi impegno a fare il mio, per questo scegliamo sempre soluzioni di cui ci occupiamo personalmente.

In questi anni avete suonato parecchio dal vivo; come è un vostro concerto? Amate dilatare i pezzi a dismisura come è tipico degli shoegazers on stage?

PAOLA: Mah, in genere noi abbiamo suonato di supporto ad altre band, perchè in Italia così funziona se non sei davvero importante per la massa, e direi che è anche più conveniente da un certo punto di vista, per farsi conoscere. Quindi è un po' complicato dilatare al massimo i propri pezzi, c'è sempre il problema del tempo, direi che abbiamo dovuto limitarci invece; solo ultimamente stiamo sperimentando una serie di cose da noi chiamate simpaticamente loop-oni, spero di avere molte possibilità di concretizzarli dal vivo perchè ci stanno davvero facendo perdere la testa.

Quali emozioni cercate di dare al pubblico quando siete sul palco e quali ne ricevete da esso?

PAOLO: Generalmente cerchiamo di farli pentire di esser arrivati tardi al concerto, e di non far venire loro la voglia di uscire prima che finisca. L'emozione per noi, è quando restano.
PAOLA: io vorrei che come me per un attimo le persone si dimenticassero di tutto, soprattutto delle cose brutte perchè credo che alla fine i nostri pezzi possano avere la capacità di mettere il buon umore, oltre alla malinconia cerchiamo di raggiungere quella felicità visionaria tanto difficile da trovare nella vita.

Ho visto che avete una marea di amici nelle vostre pagine myspace; con un po´ di cinismo, vi chiedo quanta soddisfazione ed appoggio morale danno tutte queste amicizie virtuali?
PAOLO: Mah, myspace è un mezzo, e come tale il bicchiere è sempre mezzo vuoto, ma quello che c'è lo si beve con gusto.
CRISTIANO: Nessuna e tanta, in un certo senso gli stessi amici reali si riversano sul social network. È un buon mezzo per raggiungere ascoltatori anche impensabili, del resto senza myspace molti traguardi raggiunti non sarebbero stati possibili.

Vi chiedo un breve commento, magari una sola parola, per descrivere queste bands: Slowdive, My Bloody Valentine, Ride, Chapterhouse e Catherine Wheel.
PAOLO: Slowdive: celestiali, celestiali e ancora celestiali
My Bloody Valentine: catartici, visti a Glasgow, ho ancora i brividi.
Ride: mai approfondito il discorso
Chapterhouse: ascoltati 10 volte in tutto, belli, ma fatico a ricordarmi i loro pezzi
Catherine Wheel: non capisco perchè piacciano a Paola e Cristiano ;-)

Prima di chiudere, quali saranno le prossime mosse dei Sea Dweller?

CRISTIANO: Un seguito a "Love is coming"; ci sono una buona parte di pezzi che potrebbero comporre un EP, ma personalmente preferirei dedicare il materiale attuale ad un disco vero e proprio. Diciamo un album di debutto nel vero senso della parola.

Vi ringrazio per la disponibilità; lascio a voi le parole finali.
PAOLO: Grazie per l'ospitalità, significa molto.

- MARCO CAVALLINI -