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THE MAGIK WAY
"La via segreta della conoscenza"
Gennaio 2013
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Era la fine degli anni novanta quando nella scena italiana si affacciava un progetto che era più di una semplice band che faceva musica, era arte, filosofia, cultura, modo di essere e di esistere. Si trattava dei THE MAGIK WAY che di lì a poco si sarebbero eclissati in un apparente sonno che tale non era. A risvegliarne le gesta ci ha pensato la Sad Sun Music che pubblica in un unico CD intitolato "Materia Occulta (1997-1999)" la loro produzione discografica.
Nequam ed Azàch ci riportano indietro nel tempo e nella storia di una band che forse non ha ancora smesso di dire tutto ciò che vuole.

Rispondono alle domande Nequam ed Azàch.

 

Partiamo dal nome, THE MAGIK WAY; quale il significato originario della scelta di questo moniker?

Nequam: Innanzitutto un saluto a te Marco e ai tuoi lettori. Per noi è un piacere essere qui. Dunque, in merito alla tua domanda: il nome THE MAGIK WAY nasce da un nostro avvicinamento alle teorie del grande spiritista romano Fulvio Rendhell, il quale fu il primo a definire una propria teoria sul concetto di Via Magica. Una delle più interessanti prerogative di questa teoria è la sua facile applicazione nella vita quotidiana, la quale, anche nella sua semplicità, è costellata di valenze simboliche ed è inscrivibile in un iter ben definito, lo stesso che il mirabile maestro osserva nel cammino dell’adepto. Nel nostro caso quindi, il cammino della Via Magica può essere inteso come percorso proprio individuale, oppure come percorso artistico. Questa natura “doppia” è quanto di più appropriato per noi, ecco perché lo abbiamo preso a prestito e utilizzato per dare un nome al nostro progetto.

Potreste riassumermi la carriera del progetto indicandomi le principali fasi del suo percorso?

Nequam: Certo… Il progetto nacque nell’inverno del 1996 per volere mio, di Diabolic Obsession e Old Necromancer. Dapprima concentrati sulle tematiche da affrontare, per qualche mese incuranti dell’aspetto più strettamente musicale, ci concentrammo solo successivamente sulla ricerca di un batterista che potesse abbracciare le nostre concezioni. Fummo molto fortunati nel trovare Azàch, un artista molto ispirato, batterista dotato di altre straordinarie qualità extra-musicali che lo rendevano ideale per il progetto, tra le quali la sua profonda conoscenza delle branche più oscure dell’anatomia e dell’alchimia. Fu così che cominciammo a creare musica e testi, incessantemente per quasi 3 anni, guidati da una sete di sapere e di sperimentazione che andava ben aldilà del fare musica. E fu così che The Magik Way divenne la nostra vita e la nostra quotidianità, mentre si andava a costituire un circolo di persone (anche non facenti parte della band) dedite allo studio e alla pratica delle scienze esoteriche. Musicalmente parlando componemmo circa 20 brani di stampo black metal, oggi svaniti nel nulla, tra le quali un brano concept dal titolo “The Magik Way” che fortunatamente registrammo. Poi fu tempo di misurarci col mondo del teatro, mentre prendevano piede altri interessi, per la musica d’avanguardia, la body art, certa video-arte e il vocalismo creativo di artisti come Diamanda Galas, Demetrio Stratos, Marina Abramovic. In particolare questa nuova concezione del canto diede spazio all’ingresso di Berkana, cantante per l’appunto vicina a certe concezioni artistiche e al compimento di quella che sarebbe stata l’attitudine vocale per gli anni a venire. Nel 1998, quando il mini-cd The Magik Way era già stato registrato, avevamo già definitivamente abbandonato le sonorità “metal”, verso territori del suono impalpabili e totalmente nuovi per noi. Il suono era ormai in funzione dei nostri studi occulti, certe idee erano in linea con le concezioni di artisti come John Cage, Karlheinz Stockhausen, Luciano Berio (solo per citarne alcuni). Il rumore come “suono puro” e come veicolo di espressione impossibile da imbrigliare era a tutti gli effetti una vera fissazione.
Azàch:
C’era poi un’altra urgenza, quella di creare un luogo lontano da occhi indiscreti dove poter operare, dover muoverci liberamente, senza il timore d’intrusioni esterne: e alla fine lo trovammo in un luogo magico deputato alle pratiche esoteriche, un ex complesso industriale capace di ospitare l’intero ingranaggio che ha dato vita a “Cosmocaos”. Iniziò così un anno di sempre più profonda analisi interiore per tutti noi, fu un anno di grande ricerca, l’anno di sperimentazioni scellerate e irripetibili, dove la libertà espressiva si accompagnava ad una visione sempre più ossessionante della Magia e della sua pratica e del quale Cosmocoas né è la più nitida testimonianza. Tutto questo fino alla naturale conclusione avvenuta alle soglie del 2000. Non fu una rottura di carattere umano (tutti noi siamo ancora amici e continuiamo a condividere interessi e idee), fu istinto di sopravvivenza, interrompere quel circolo vizioso prima che fosse tardi, prima che le conseguenze di un’esistenza delirante diventassero croniche e senza uscita.

THE MAGIK WAY nasce subito dopo la vostra dipartita dai Mortuary Drape; cosa vi era rimasto ancora di quel gruppo e cosa invece sentivate di aver subito cancellato da quell’esperienza?

Nequam: I Mortuary Drape rappresentano le mie radici musicali, ricordo sempre con piacere quegli anni e posso dire in tutta onestà che fu proprio quella band a darmi le basi per quella concezione artistica che ancora sento mia, non già relativa ad un genere in particolare, ma verso una visione mai banale né superficiale della musica, dove la “messa in scena” e i contenuti giocano un ruolo fondamentale. In questo i Mortuary Drape rimangono tuttora dei maestri. Nel 1996 dopo aver terminato il tour dell’album “Secret Sudaria”, io, Diabolic Obsession e Old Necromancer decidemmo semplicemente di prendere una nuova strada musicale. Le ragioni erano semplici: sentivamo l’esigenza di fare altro, di rivalutare le potenzialità musicali del black metal, verso una visione più aperta del genere, se non addirittura il superamento del genere stesso (cosa peraltro avvenuta di lì a poco). Ma per fare questo dovevamo necessariamente dare vita a qualcosa di totalmente nuovo, che mi desse la possibilità di svestire i panni ormai stretti di batterista e di indossare quelli di cantante e autore (insieme a Diabolic Obsession e Old Necromancer) delle musiche, di iniziare un processo di approfondimento musicale verso sonorità che non avremmo potuto esplorare con i Mortuary Drape, una band certamente legata (e a ragione) ad un tipo di sound ben riconoscibile. Era insomma arrivato il momento di cambiare, rinunciare a una certa popolarità, assecondando il nostro desiderio di rinnovamento.

Come mai una volta lasciati i Mortuary Drape avete deciso di mantenere i nomi artistici che vi distinguevano in quel gruppo?

Nequam: I nostri nomi sono parte di noi, non sono semplici soprannomi, non sono ascrivibili alla sola esperienza con i Mortuary Drape; Nequam per esempio preesiste alla mia entrata nella band e mi fu dettato anni prima, durante una seduta di psico-scrittura. Utilizzarli anche nei The Magik Way è stato quindi naturale.

Nequam, Diabolic Obsession e Old Necromancer avevano suonato, come detto, nei Mortuary Drape; cosa si può dire invece di Azàch e Berkana? Provenivano da precedenti esperienze o THE MAGIK WAY era il loro primo approccio verso la musica?

Azàch: Il mio era un trascorso musicale che spaziava dal Dark all’Elettronica, da discipline come la pittura alla video-arte, verso episodi di sperimentalismo sonoro molto gratificanti; Berkana invece aveva, fino a quel momento, frequentato ambienti principalmente Dark Ambient.

“Materia Occulta” raccoglie il vostro materiale composto e registrato fra il 1997 e il 1999; dopo due anni di intensa attività, compositiva e spirituale, seguirono 13 anni di silenzio e distacco dal music business; un silenzio voluto/cercato o non dipendente dalle vostre volontà?

Azàch: Nell’anno 2000, in cui il progetto fu sospeso, non c’era ragione per produrre musica con lo scopo di pubblicarla, non sentivamo il desiderio di rincorrere le etichette discografiche, entrare in uno studio di registrazione che non avrebbe avuto in nessun modo la possibilità di contenere le nostre idee (se non affrontando costi di produzione altissimi).
Venivamo dall’esperienza di “Cosmocaos”, dove il materiale audio era frutto di maniacali concezioni sonore, dove il suono era “in presa diretta”, alla stregua di uno spettacolo teatrale; microfonazioni ambientali in ampi spazi, parti vocali registrate in vere e proprie performance che potevano svilupparsi in svariate ore, a volte saltando in cerchio sfruttando elementi coreografici come l’acqua piovana, in luoghi improbabili spesso senza un vero riferimento temporale, al gelo, o tra mura abbandonate, intrise di calura estiva. Impossibile pretendere da uno studio di registrazione tradizionale tutto questo.
Nequam: Eppure volevamo evolverci ancora, allora ecco nascere in noi la consapevolezza che la ricerca sonora poteva tranquillamente essere portata avanti anche senza godere delle luci della ribalta o la brama spasmodica del responso del pubblico, in verità mai albergato in noi. Inoltre, senza le pressioni del music business e le scadenze da non tradire, ci è risultato più agevole dedicarci ai nostri studi, quelli mai interrotti, in campo esoterico.

Affrontando a fondo il discorso musicale dell’album mi sembra di poter dire che mentre “The Magik Way” del 1997 ha ancora punti di contatto con un certo metal oscuro, “Cosmocaos” di due anni dopo chiude definitivamente i legami con le sonorità dure; quali le maggiori/principali cause di ciò?

Nequam: Certamente c’è una grande differenza tra i due lavori. The Magik Way testimonia il nostro modo (mai cercato a priori) di innovare all’interno del black metal, cosa non facile considerando che ancora oggi molte band attingono a piene mani dalle sonorità dei padri del genere. Ma va pur detto che se di innovazione si poteva parlare questa era provocata dalla necessità di aderire ai testi con più incisività, variando nei cantati, cedendo a parti rumoristiche non ancora del tutto battute all’epoca, mentre per esempio nessuno di noi era più interessato a ricercare un’esecuzione impeccabile, o all’intelleggibilità di un riff o di un passaggio di batteria. La nostra preoccupazione, anche nella fase metal, era sempre stata quella di creare scenari sonori per i nostri testi, nessuno parlava di tecnica, potenza, velocità, virtuosismo.
Cosmocoas invece rappresenta l’abbandono definitivo di ogni cliché, per come è stato scritto, arrangiato, registrato. Si compiva l’evoluzione musicale che avevamo tanto ricercato negli anni addietro. L’idea, il desiderio di creare una musica “esoterica”, una musica che fosse di per sé espressione dei nostri studi, delle nostre pratiche, senza più il limite di dover rientrare in uno stilema musicale. Una musica anche semplice, per certi versi, ossessiva, rituale.

Il chitarrista Old Necromancer suonò in “The Magik Way” e poi lasciò il gruppo; posso saperne il motivo?

Nequam: Old Necromancer dopo The Magik Way e un ottimo lavoro di chitarre per il musical teatrale “Dracula 1897-1997” scelse di intraprendere una nuova strada, più ritirata. Tuttora è un chitarrista apprezzato ma in ambiti musicali lontani da quelli battuti negli anni ’90. Credo di poter dire, a nome suo, che avesse l’esigenza di “respirare” nuove cose in termini musicali, se non esistenziali. Rimane un grande amico e un musicista con cui ho un’intesa infallibile. Chissà che nel futuro non si possano incrociare nuovamente le nostre strade creative.

E’ un caso che nel successivo “Cosmocaos” la chitarra sia meno presente e comunque assuma un ruolo differente rispetto al mini-cd decisamente di più orientato su sonorità metal?

Nequam: La principale differenza, in termini di scrittura musicale, sta nel fatto che mentre nel mini-cd The Magik Way composi le musiche con la chitarra, in Cosmocaos utilizzai principalmente il piano. Nei primi tempi componevamo tantissimo materiale, tutto proveniente da strumenti a corda dato che avevamo ancora la vecchia concezione basso-chitarra-batteria. Fu solo successivamente che mi orientai verso il piano e i synth.
Azàch: Va detto inoltre che Cosmocaos fu notevolmente ampliato con textures di basso decostruito, percussioni, rumori e voci: un numero impressionante di tracce sonore laddove ognuno di noi andava ben aldilà del suo strumento prediletto e dove spesso si utilizzavano strumenti idiofoni, strumenti giocattolo, oppure auto-costruiti come il corno tubolare utilizzato ne “Le prigioni di Corda”, che costruii ad imitazione di un uccello notturno, o la spirita, lungo bastone rituale ornato di campanelli che Nequam batteva al suolo. Suonammo ogni genere di tubi, scatoloni, plastiche, oggetti di legno, percuotendo il nostro stesso corpo. Quindi possiamo dire che la differenza sta nell’atteggiamento e che, la chitarra, era vista non più come strumento preminente ma solo come uno dei tanti a nostra disposizione.

“Materia Occulta” racchiude i due lavori da voi realizzati nell’arco dei due anni già citati e le differenze stilistiche per certi versi sono notevoli. “The Magik Way” del 1997 può richiamare alle sonorità delle cose più dure di bands come Devil Doll e Antonius Rex, sei d’accordo?

Nequam: Beh, siamo lusingati dal paragone, ma di certo all’epoca non puntavamo a vette simili, in particolare parlando di Antonius Rex che io già ascoltavo assiduamente e che certamente ci ispirava con le sue suggestive composizioni. A proposito dei Devil Doll, quello che so è che Mr. Doctor ha ben presente il vocalismo creativo e utilizza in maniera sublime il declamato, infarcendolo di pregevolissime personalizzazioni. Io nel mio piccolo, ispirato da artisti a lui probabilmente congeniali, ho sempre tentato soluzioni simili. Chissà che non sia questo l’elemento di affinità. Ma ripeto: rimangono entrambi modelli inarrivabili.

Dal suo canto “Cosmocaos” del 1999 presenta echi di gruppi come Ordo Equitum Solis, Jacula e anche certi Dead Can Dance; ascoltavate ancora metal all’epoca di “Cosmocaos” o lo ritenevate una musica ormai obsoleta per dare emozioni e vibrazioni sonore?

Nequam: Certamente ascoltavamo gli Ordo Equitum Solis, così come gli Ataraxia, o Malleus, anche se non ho mai amato le derive eccessivamente medievaleggianti e ovviamente sì, ascoltavamo i Dead Can Dance già da anni. In concreto però, andare ad intercettare cosa ci ispirasse durante la realizzazione di Cosmocaos sarebbe un’impresa titanica, tale era la mole di musica che passava dalle nostre orecchie: generi diversissimi tra loro, dalla musica d’avanguardia al folk apocalittico, dalla musica pan-etnica alla musica concreta, per non parlare dell’elettronica, dell’ambient, tutti generi che abbiamo iniziato a frequentare in quegli anni. Una lista comunque impossibile da stilare. Di fondo poi, c’era la pratica esoterica. Tutto partiva da lì.
Mi chiedi se ascoltassimo metal… In effetti in quegli anni il nostro interesse era parecchio scemato, ma ti sorprenderà sapere che fin dalla metà degli anni ’90, personalmente non ero troppo esaltato dalle nuove correnti, laddove l’appellativo “nuove” suonava quasi grottesco. Ancora oggi, se si tratta di metal, sono per le cose vecchie, anzi vecchissime e la fine degli anni ’90 era caratterizzato da una certa caduta di stile, dove i grandi gruppi facevano pessimi album e i nuovi stili non mi entusiasmavano.

So che in quel biennio collaboraste con la compagnia Teatro Degli Specchi realizzando la colonna sonora per i loro spettacoli ispirandovi al celebre “Dracula” di Bram Stoker; che esperienza fu? Non esistono registrazioni sonore o visive di quella cooperazione?

Azàch: Fu un’esperienza molto importante per noi, che certamente diede una bella scossa al progetto, accelerando quel processo di emancipazione sonora che si stava verificando in maniera così naturale.
Si trattava di collaborare con un regista, Hermes Beltrame, il quale con la sua compagnia intendeva inscenare il Dracula di Stoker proprio nel centenario del romanzo, del 1897.
Scrivere musica per balletto fu un’esperienza elettrizzante, dover comporre in funzione del movimento corporeo, delle scene, inframezzarsi ai dialoghi ci mise alla prova e ci fece capire le enormi potenzialità della musica applicata. Esistono delle registrazioni sì, che necessiterebbero di un bel lavoro di re-mastering, sono piuttosto grezze ma danno bene l’idea dell’atmosfera di quell’esperienza; in quanto al materiale video certamente qualcuno riprese la “prima” dello spettacolo, ma ad oggi non abbiamo mai avuto modo di vedere nulla.

“The Magik Way” è una suite dove al suo interno si celano 4 fasi; volete spiegarmi musicalmente e liricamente come si sviluppano queste 4 fasi?

Nequam: Il contenuto lirico di The Magik Way è incentrato sulla teoria della Via Magica Mistica, teoria diffusa grazie agli studi dello spiritista romano Fulvio Rendhell, già citato prima. Questa parte dall’osservazione dei 4 elementi (Terra, Fuoco, Acqua e Aria) e dalle forze che li regolano, identificando un percorso iniziatico suddiviso in 4 fasi. Queste 4 fasi sono definitive del Dubbio, della Folgorazione, del Sacrificio e della Conoscenza. L’adepto, è impegnato nel superamento e nella comprensione della sua condizione fallace prima, sapiente dopo, attraverso grandi sofferenze che lo porteranno a vivere diversi stadi emotivi, annichilito prima, euforico poi, fino al raggiungimento di uno stadio di “Morte” intesa come rinuncia del proprio Io, così pesante e terreno, verso la conquista di una più ampia e duale visione della realtà, dualismo garantito dalla presenza, nella quarta fase, del segno di Mercurio il quale, come è noto, è bipolare (Aurum et Argentum). La conquistata condizione di “colui che sa”, lo condurrà allo stadio della Conoscenza, stadio dove conoscerà l’Antimondo e il vorticoso ma inevitabile fenomeno del Ribaltamento, verso un nuovo fatale punto di ritorno del processo iniziatico, nella dimora di Saturno. Da lì il monito “Non esiste ciò che si comprende”.
Questo percorso esistenziale, ricco di simboli e riferimenti alla Magia sia tradizionale che contemporanea, vuole essere spunto di riflessione per la comprensione di un concetto: che non esiste conquista dello Spirito senza dolore, senza illusioni transitorie e ingannevoli, senza il richiamo ad una volontà ferrea.
Azàch: Musicalmente parlando il nostro tentativo fu quello di tramare le composizioni al testo scritto da Diabolic Obsession, creando per ogni fase un momento sonoricamente adatto, pur mantenendo la forma del concept, della suite come dici giustamente tu. Dall’intro dove l’adepto si perde nell’ascolto degli spiriti della Terra (registrazioni realizzate in presa diretta), ai momenti di annichilimento ed euforia del Dubbio e della Folgorazione (i più black musicalmente parlando), dall’esperienza di morte del Sacrificio (dove da un episodio sonoro quasi doom si approda a prime forme di rumorismo udibili nel nostro sound) all’epica consapevolezza della Conoscenza, direi di “bathoriana” memoria, fino alla chiusura ancora una volta sperimentale dell’Antimondo.

“Cosmocaos” è liricamente basato su una short story scritta da Diabolic Obsession dal titolo “Il tempo si è fermato!”. La cosa suscita particolare interesse, potete svelarmi a fondo questo tema?

Nequam: “Il tempo si è fermato!”, sintetizza mirabilmente la personale visione dell’autore in merito al concetto di realtà e sogno, visione questa personalissima e al tempo stesso universale, frutto della fantasia di Diabolic Obsession, principale paroliere dei The Magik Way, in quella fase sempre più interessato al racconto più che alla prosa classica. La storia tratta in sostanza del tortuoso percorso che va dal Caos all’Ordine e ha evidentemente un valore simbolico, dove il Sogno assume connotati chiarificatori e il dolore disumano è il viatico per la conquista del proprio Equilibrio, in Cielo e in Terra. Al contempo, fatalmente, “Il Tempo si è Fermato!” sembri parlare della condizione generale delle esistenze dei membri di The Magik Way, completamente assorti in un percorso alienante.
Azàch: Le prese di posizione sia artistiche che esistenziali del tempo ci avevano condotto ad una vita di totale isolamento. Erano momenti in cui trascorrevamo giorni rinchiusi e dove studiavamo e componevamo, intrappolati in una sorta di luogo reale/teatrale dove poter dar sfogo a esperimenti anche rischiosi, principalmente per la nostra mente. Le visioni contenute in Cosmocaos erano figlie di questo habitat e sono state scritte e registrate in quel luogo, cucite a doppio filo con un’idea di Arte completamente al servizio dei nostri studi esoterici.
Fu per noi naturale, quasi inevitabile, farci prendere per mano dalle parole de “Il tempo si è Fermato!”, cadere nel baratro della condivisione di quegli odori, quei sapori, quelle visioni terribili e al tempo stesso liberatorie. Così ci ritrovammo a vivere quel testo tanto intensamente da rimanerne tramortiti.
Nequam: Riadattando il testo in musica mi capitava spessissimo di sentirmi preda di quel caos, erano necessarie pause e, talvolta, c’era da perdere la testa. Se analizzassimo Cosmocaos sotto il profilo del testo ci renderemmo subito conto che il superamento della realtà verso un’idea di sogno che potesse “incatenarla”, altro non era che il nostro più alto grido di speranza, trasposto in parole da Diabolic Obsession. Come all’apice del brano “Danza degli Elementi” quando il protagonista sentenzia e ruggisce nel suo “Che l’Infinito sia Finito!”. D’altronde non è forse il controllo degli eventi alla base della Magia stessa?

Il teaser video disponibile su youtube che accompagna l’uscita del disco è decisamente affascinante; vuoi approfondire l’argomento e spiegarmi il significato delle immagini?

Nequam: Il teaser ha una valenza fortemente simbolica e vuole lanciare un messaggio essenziale: “nell’ombra qualcuno ha mantenuto una fiamma accesa, il dito ha continuato a scorrere sul libro, pazientemente. Così insegna la Via Magica Mistica: tutto inizia, finisce e ricomincia, in eterno”.

Le fotografie all’interno del libretto sono davvero intriganti e suggestive; davate molta importanza al lato visivo della musica? In particolare mi ha colpito quella di Diabolic Obsession; puoi parlarmene a fondo?

Nequam: Nonostante il nostro amore per il teatro, la pittura e le arti visive in genere, siamo sempre stati ostili alle fotografie, infatti ne esistono pochissime. In particolare avevamo una vera avversione per quelle di gruppo, delle quali non ne esiste nessuna.
L’idea di metterci in posa davanti ad una macchina fotografica ci sembrava inutile e ridicolo, una vera perdita di tempo ed è una fortuna che qualche volta contravvenissimo a questo preconcetto, se non altro per dare all’artwork del cd una valenza anche visiva oltre che contenutistica.
Azàch: La foto di Diabolic Obsession ha una storia tutta da scoprire… E’ stata scattata in una casa dove praticavamo i nostri rituali (principalmente negromantici), questo non-luogo è stato preservato e mantenuto privo di qualsiasi oggetto personale per oltre trent’anni affinché potesse ospitare nella sua neutralità energie ingestibili. Diabolic Obsession viene mostrato riflesso in uno specchio mentre sperimenta la disciplina del dolore fisico. Si trattava di mettere in relazione il concetto di fisicità e il connotato psichico dell'esperimento, la mente col dolore e l’osservazione di quest'ultimo.
Questo atteggiamento è ben noto ai praticanti di Body Art, un’arte che vuole mettere in evidenza il fatto che il nostro corpo ci appartiene, quindi è violabile, amplificabile e soprattutto NON è stato dato in prestito da Dio e non va quindi visto come ammantato di chissà quale sacralità.
Nequam: La riappropriazione del corpo passa quindi attraverso il dolore, la sperimentazione su di sé, le ferite auto inferte sono la cura, l’osservazione del male fisico un importante momento di riappacificazione.
Quello di Diabolic Obsession fu un esperimento impressionante, per veridicità e intensità, la foto all’interno del cd testimonia quei momenti.

Rimanendo in tema di artwork cosa rappresenta il sigillo sottostante le liriche incluse nel libretto interno del CD?

Azàch: Si tratta del “Sigillum Electrale” ed è frutto dei miei studi in materia di gas nobili. Sarebbe impossibile tradurvi tali studi in questa sede. Ne esisteva uno enorme sotto i nostri piedi nel luogo dove ci riunivamo, in sostanza aveva il compito di proteggerci dalle energie psichiche sprigionate, da quelle entità larvali così dannose e pericolose. Dentro ad esso si palesavano energie fortissime e mirabilmente vivide, fuori da esso regnava il Caos.
Nequam: Vidi collaboratori stare male veramente, svenire, fuggire e raccontare successivamente di essere stati in preda alla follia, all’angoscia più nera. Questo era dovuto al fatto che, fuori dal Sigillo, energie vorticose ruotavano creando invisibili mulinelli maligni, per l’impossibilità di entrarvi.
Anche i più scettici dovettero ricredersi.

A mio giudizio THE MAGIK WAY non erano un semplice gruppo musicale, ma bensì un team di persone che era alla ricerca di risposte, cercando di ottenerle attraverso idee ed esperienze, magari da affrontare insieme in certi casi e da soli in altre. E’ giusta questa mia analisi?

Nequam: E’ giustissimo quello che dici, salvo per una cosa: non vi furono risposte se non abitate di altre domande. Mi spiego portandoti un esempio: spesso ci s’imbatte in sedicenti esoteristi, che narrano di possedere chissà quali chiavi del Sapere, ma la verità è che l’adepto ha il compito di ricercare le domande, non le risposte, giacché le risposte preesistono a tutti noi.
Pensiamo agli alchimisti, da millenni in contemplazione della Natura, la studiano con lo scopo di scoprire le sue meravigliose potenzialità ma, di fatto, non esiste un punto in cui il Sapere diviene definitivo e così lo studio continua per sempre, passo dopo passo, verso l’insondabile. La domanda giusta porta all’acquisizione di una nozione utile per la domanda successiva, e così via.
Noi come organismo esoterico, in egual misura, ci siamo sempre posti il problema della domanda, e vorrei aggiungere con una nota critica al mondo circostante, che già troppi sono coloro che propinano risposte, soluzioni consolatorie che possano mitigare le nostre paure.
La ricerca stessa, che ognuno di noi affrontava e affronta in maniera personale, non potrebbe essere tale senza la consapevolezza di quanto nella domanda risieda il potenziale propulsivo di una disciplina.
Lo studio dell’esoterismo è qualcosa di molto serio e ci vuole pazienza, si è protratto per millenni e anche noi siamo sospinti dal moto ostinato del tempo.
Proprio qualche giorno fa parlavo con un mio collaboratore di “omeopatia”, riflettendo sul concetto secondo il quale “l’acqua ha memoria”. Non è un segreto per nessuno che all’interno di un prodotto omeopatico non vi sia la sostanza in sé dato che viene cancellata, ma è l’acqua a portarne con sé le caratteristiche attraverso un processo sbalorditivo che ci consente di affermare quanto detto prima.
Ora, chi conosce le pratiche alchemiche dei Rosa Croce d’Oro sa che questa “memoria” era già motivo di studio secoli fa, e proprio attraverso l’acqua e complessi processi di putrefazione si arrivava alla tintura eccelsa o alla sintesi del vero Alkahest. Acqua quindi come veicolo. Ecco un esempio di come la scienza esoterica, attraverso le grandi domande che pone, riveli mondi inimmaginabili, pur senza la presunzione di definirsi “definitiva”.

Dalla bio mi pare di capire che la notte e un certo isolamento fossero i momenti scelti e ritenuti ideali per svolgere le vostre attività, musicali e non. Credi che fossero necessarie certe condizioni oppure avreste comunque intrapreso il vostro cammino senza il supporto di esse?

Nequam: Più precisamente le nostre pratiche venivano espletate in quel lasso di tempo compreso tra il tramonto e le prime luci del giorno, raramente abbiamo creato musica alla luce del sole, men che meno praticato le arti divinatorie.
Azàch: La luce ha sempre un ruolo decisivo in merito alle nostre percezioni sotto ogni punto di vista.
Ricordo in particolare l’episodio in cui, per soddisfare ed amplificare la nostra introspezione, alcuni di noi decisero di isolarsi per praticare un’intensa meditazione che durò circa un mese a venti metri sotto il suolo nella completa oscurità. Non scendo nei dettagli ma potete immaginare come questo tipo di esperienza abbia radicalmente mutato il nostro “vedere”.
Nequam: D’altronde la notte porta l’uomo e gli elementi ad un livello di tesa attenzione, tutto si amplifica, lo spirito è libero di manifestarsi, la natura di trasformare gli effetti benefici del Sole, il livello di emotività umana si alza, non vi sono troppe distrazioni in termini di risonanze.
Ma tutto ciò non sarebbe possibile senza il rovescio della medaglia, la luce. Di questo dualismo siamo fatti, le leggi cosmiche, che reggono i pianeti sospesi nel Vuoto Cosmico, ci impongono una vita bifronte, è nella natura delle cose, è la sintesi della Vita stessa.

THE MAGIK WAY nacquero da un’esigenza esoterico/artistica; quali strade credi avreste intrapreso senza la possibilità di tradurre in musica queste vostre sensazioni?

Nequam: Beh ci sono molte forme d’arte che possono veicolare tematiche come le nostre: la pittura, la scrittura, la recitazione e immagino molte altre ancora, la storia è piena di mirabili esempi. In una certa misura noi abbiamo cercato di abbracciarne il maggior numero possibile. Alla base di tutto c’è sempre stato l’atto dello sperimentare. Se si volesse comprendere a fondo il progetto The Magik Way io credo che bisognerebbe partire da questa parola: sperimentare. In assenza della musica avremmo probabilmente scelto altre strade espressive, quelle sopracitate magari, e se posso esprimere una preferenza personale, credo avrei tentato la strada dei monologhi, una tipologia di proposta che ho sempre apprezzato e in cui amerei cimentarmi.

Perché la passione per lo spiritismo e le arti esoteriche? Quali i lati positivi e quelli negativi inerenti a questa filosofia di vita?

Nequam: Esistono persone con una naturale predisposizione per l’introspezione, per l’osservazione dei lati più oscuri della natura umana e del mondo circostante, che essi siano psicologi, matematici, filosofi, esoteristi, artisti di ogni foggia. Parlando di The Magik Way è ovvio che l’esperienza personale di ognuno lo abbia portato in modi diversi a frequentare e condividere determinate tematiche, per ragioni che appartengono alla sfera personale.
Posso parlare per me, questo sì, e posso dirti che le mie personali motivazioni risiedono nella mia mancata accettazione del fatto che ciò che vediamo corrisponda a ciò che esiste. Ho imparato a considerare che anche ciò che non vediamo spesso esiste. Dapprima era spaventoso, oggi appartiene al mio bagaglio personale e certamente mi consente di guardare intorno a me con più fiducia e senza inutili pregiudizi. Ogni essere umano, ogni evento, ha una ragione, antropologica, sociale, storica e con tutta probabilità Cosmica. Ciò che ieri era superstizione oggi è scienza, ciò che ieri era appannaggio delle religioni oggi è spesso sfatato dalla chimica, dalla fisica, dall’archeologia, dalla genetica.
Eppure esistono zone della storia e del pensiero ancora insondate, luoghi e non-luoghi, fuori e dentro di noi, ed è di questo che, in sostanza, mi interesso.
Azàch: Credo che per un individuo prima o poi sia doverosa una ricerca di sé e dell’essenza di cui si è composti. Personalmente penso che di negativo ci sia sempre la possibilità di perdere il controllo della realtà e questo può portare conseguenze disastrose anche alle persone che ci circondano. Sicuramente positiva è l’appagante ed esponenziale consapevolezza che si acquisisce.

Spiritismo e arti occulte; una volontà o una necessità? Quando ci si rende conto che la seconda assume maggiore importanza rispetto alla prima?

Nequam: Nella risposta a questa bellissima domanda c’è la ragione del prematuro e per taluni inspiegabile scioglimento di The Magik Way. Nessuna pratica dovrebbe mai diventare indispensabile, l’Uomo deve sempre rimanere al centro, mai succube dei suoi strumenti, mai vittima dei suoi studi. Ma certo, quando si fanno certe pratiche, mantenere la mente salda è difficilissimo e chi pratica le scienze esoteriche sa benissimo di cosa stiamo parlando.
Azàch: The Magik Way, come organismo occulto oltre che come band musicale, aveva scatenato energie assopite, il nostro accanimento nella pratica aveva innescato processi di isolamento dannosissimi e ben presto ci siamo trovati in balìa di queste forze, controllandole magari, ma senza prestare attenzione alle gravi derive psichiche alle quali andavamo incontro.
Nequam:
Tu nella domanda parli di volontà, beh in Magia esiste la Volontà, intesa come capacità di controllo, ben altra cosa è la brama. Quest’ultima impedisce di creare un distacco tra te e l’oggetto dei tuoi studi. Questa brama, col tempo, si rivelò fatale per noi tutti, ormai avulsi dalla realtà circostante. Fu importantissimo rendersene conto. Io credo, detto molto seriamente e nettamente, che se non ci fossimo resi conto in tempo, probabilmente non saremmo qui a parlare con te.

Come riuscire a mantenere un approccio profondo e distaccato dall’occultismo e non diventarne schiavi o peggio ancora vittime?

Nequam: Attraverso l’umilità e la positività, in questo ho avuto un maestro di sobrietà e umanità: Gustavo Rol.
Chiunque volesse avvicinarsi a certe tematiche dovrebbe farlo con lo Spirito di questo grande uomo, non tanto per ciò che diceva (io stesso mi pongo in antitesi rispetto a certi concetti), ma per come approcciava alla pratica. E per tanto grande possa essere il potere acquisito in anni di studi e competenze, non vale mai la pena di prendersi troppo sul serio, perché noi siamo veicoli e nient’altro.

Quali letture consigliereste ad un estraneo di queste cose che volesse incominciare ad interessarsi verso esse?

Azàch: Consigliamo sempre di osservare la Natura, è più facile trovare la Verità e la Bellezza divina in un rapporto numerico come la Sezione Aurea, che accomuna ogni forma esistente dalle particelle sub-atomiche alle dinamiche delle galassie, piuttosto che cercare semplici cerotti culturali per tamponare o ghermire l’ignoranza. Voglio essere provocatorio e suggerirei di partire dalle ricerche su simbolismo e temi costanti, come le menti più sorgive delle discipline artistiche hanno affrontato e tradotto in forma e immagine alcuni temi comuni.
Trovo che le opere di Zoran Music riescano meglio di qualunque saggio a mappare paura e odio con poche e rarefatte pennellate. L’approccio matematico rinascimentale penso che possa essere una vera e propria dottrina scientifica e un manuale sempre attualissimo per studiare, capire e poi controllare la Natura. In pratica suggerisco di prendere in prestito gli occhi dei visionari e sfruttare il loro genio capace di tradurre al resto dell’umanità concetti così sofisticati.
Nequam: Come diceva Salomone: “Il beffardo cerca la sapienza e non la trova, mentre per chi usa il raziocinio è facile raggiungerla”. Incappucciarsi, recitare formule e accendere candele in un bosco potrà sembrare affascinante, ma può diventare ridicolo se non pericoloso. Seguire rituali senza sapere cosa si stia facendo comporta due possibili esiti: o non succederà nulla o quando succederà qualcosa non lo si saprà controllare. In ogni caso è sempre preferibile la prima ipotesi. Quindi consigliamo prudenza innanzitutto e ferreo controllo della mente.

Voi quando capiste che non bastava più leggere ma bisognava assaporare sulla propria pelle certi messaggi /esperienze?

Nequam: Fin da subito, molti di noi non avevano raggiunto la maggiore età. D’altronde chi si interessa a simili tematiche non mira a rimanere spettatore, non se ha un interesse reale verso l’argomento. Ovviamente i risultati a cui aspiravamo si sono manifestati dopo anni di pratica.

Senza queste esperienze avreste considerato le vostre esistenze prive di significato? Credete sia cambiata in meglio o in peggio la vostra esistenza in questo senso?

Azàch: Sicuramente questa esistenza sarebbe stata radicalmente diversa, forse la parola chiave per semplificare la risposta è ”consapevolezza”, non sempre è meglio ma sicuramente la consapevolezza regala spesso la possibilità di scegliere, migliorare e in modo esponenziale di capire.
Nequam: Essere come sono mi piace, sono ciò che voglio essere e alla continua ricerca di ciò che ancora non so di me. La pratica dell’esoterismo mi ha comportato in passato vari problemi, fisici e mentali, ora quasi del tutto risolti, e finalmente posso godermi i benefici di tanta perseveranza. Ma non è finita ovviamente, il cammino continua.

Nequam ha paura della Morte? Cosa credi ci sia, anche in base alle tue esperienze, dopo di essa?

Nequam: Nequam ha paura e si affligge per la morte altrui, che genera dolore e smarrimento. Tuttavia non penso che la Morte, intesa come cessazione, esista; trattasi semplicemente di un passaggio di stato, di una variazione sul piano astrale, che avviene senza la nostra consapevolezza, quindi neppure una volta attraversato il velo è detto che riceveremo risposte. Che non sia anche qui più importante la domanda? Un concetto che ritorna in questa nostra chiacchierata.

Tornando al lato musicale, le idee presenti in “Cosmocaos” sono moltissime e le strade che si sarebbero potute esplorare dopo quell’esperienza sono tante; come mai quindi lo scioglimento del progetto dopo un disco del genere?

Azàch: Come spiegavamo prima i motivi vanno ricercati nella nostra incapacità di gestire psichicamente la situazione, non tanto per questioni legate alla musica. Inoltre ci piace ribadire che, anche se lontano dalle pubblicazioni discografiche, abbiamo avuto un’assidua evoluzione musicale che si è spinta sino ad oggi.

Cosa vi aspettate da un CD stampato 13 anni dopo il dissolversi del gruppo? Credi sia un caso che giusto 13 anni dopo la Sad Sun Music si sia fatta carico di ridare voce al progetto o percepisci segnali esoterici in questo?

Nequam: Approfittiamo della domanda per ringraziare la tua persona, Sad Sun Music e My Kingdom Music per la grande opportunità di realizzare un cd come testimonianza di quegli anni. Senza di voi non saremmo qui a parlare di queste cose, senza di te il progetto The Magik Way sarebbe rimasto nell’ombra, come un ricordo destinato solo a pochissimi. Non crediamo affatto che sia stata frutto del caso la tua telefonata a 13 anni esatti da The Magik Way, il numero 13 è una costante nella mia vita e si è manifestato con puntualità in ogni importante evento. Un numero di difficile interpretazione, sempre doppio, saturnino, che porta cambiamenti ma anche a caro prezzo. Stavolta il cambiamento lo ha portato eccome e in termini positivi, evidentemente.

Cosa significa per voi la pubblicazione di “Materia Occulta” e quali sensazioni provate ad ascoltare e rivivere oggi quelle idee ed esperienze?

Azàch: Un senso di grande soddisfazione, evidentemente ci sentiamo ripagati. Sapere che la nostra energia verrà percepita da tante persone è per noi motivo di euforico appagamento. “Materia Occulta” è davvero una testimonianza vivida, tangibile di ciò che eravamo in quegli anni, molto di più che un semplice cd, ha il sapore della retrospettiva.
Nequam: Lasciami dire inoltre che la realizzazione ci soddisfa appieno, per questo vogliamo ringraziare tutti quelli che ci hanno lavorato, con dedizione, passione e trasporto. Noi interpretiamo l’entusiasmo in chi collabora come un attestato di stima nei nostri confronti, rimasta tale nonostante 13 anni di silenzio. Davvero qualcosa che ci inorgoglisce.

Siete ancora in contatto con le persone che vi accompagnarono in questo sentiero?

Nequam: Ad eccezion fatta per Berkana, assolutamente sì.

Finita l’esperienza THE MAGIK WAY avete abbandonato completamente l’universo musicale o siete rimasti, segretamente, ancora attivi?

Nequam: A partire dall’anno 2000, Diabolic Obsession si concentrò nella scrittura e solo successivamente ritornò alla musica, nello stesso periodo io Azàch e Berkana ci misurammo in lunghissime sessioni di musica concreta e minimale, poche apparizioni in pubblico, perlopiù performance in ambiti teatrali, laddove fosse possibile proporre atmosfere rarefatte, libere da qualsivoglia definizione. Abbiamo realizzato molte installazioni, confrontandoci con le potenzialità dell’elettronica e dei nuovi mezzi tecnologici. Old Necromancer è ancora attivo come dicevo prima. Dal 2004 in poi io e Azàch non abbiamo mai smesso di creare, scrivere, sperimentare, sempre in ambiti di nicchia, sondando vari territori musicali, spesso a cavallo tra suono e immagine, musica e video-arte. L’organismo esoterico invece esiste da 16 anni e continua il suo cammino impervio. Nuove menti si sono affiliate, nuova linfa per tutti noi.

La stampa di “Materia Occulta” chiude definitivamente il percorso dei THE MAGIK WAY oppure potrebbero esserci sorprese in futuro, magari con orizzonti sonori diversi ma con la stessa attitudine esoterica?

Azàch: Fino a qualche mese fa nessuno di noi poteva porsi il problema di un eventuale ritorno sulle scene del progetto The Magik Way. Quello che posso dirti è che io e Nequam abbiamo moltissima musica su cui stiamo lavorando, nuovi collaboratori creativi e motivati, pertanto ragioneremo seriamente sul da farsi. D’altronde non ci siamo mai fermati, quindi se mai ci sarà un ritorno non sarà di quelli dove vecchi musicisti imbolsiti e patetici rispolverano i fasti che furono, ma un ulteriore balzo in avanti, verso nuove sperimentazioni.

Cosa vi intriga e stimola musicalmente parlando nei giorni odierni o quelli comunque più recentemente passati? Volete farmi qualche nome o citarmi qualche disco che vi ha particolarmente affascinato?

Nequam: Attualmente la mia attenzione è rivolta ai madrigali di Gesualdo da Venosa e Claudio Monteverdi, inoltre mi affascinano molto i percorsi sorprendenti di compositori come Tzymanovski o Kancheli. Da un po’ di tempo nutro una vera passione per i canti berberi, oltre che per alcune forme musicali dell’area mediorientale, turca in particolare. Parlando di musica attuale, dato che la tua domanda verte a quello, mi piace ascoltare certa elettronica glitch molto rarefatta come Apparat, Autechre, Matmos, Telefon Tel Aviv e alimento il mio amore per la musica elettronica / industriale degli anni ’70-’80. Il metal non manca, anche se a piccole dosi. In ogni caso i Bathory di “Call from the Grave” non mancano sul mio piatto, così come altri vecchi vinili, demo tapes sporchi e malvagi a me cari! Il nuovo metal, quel poco che conosco, invece mi urta, sinceramente.
Azàch: Trovo veramente interessante l’esplorazione del noise soprattutto se abbinato e concepito per supportare la video arte. Mi sembra un buon modo per riappropriarsi di quelle frequenze che vengono considerate “suoni poveri”, voce di un’epoca industriale e quindi reputati non degni di appartenere all’Olimpo della “buona musica”. Mi incuriosiscono molto artisti “acidi” come Nic Endo (ATR) o Aphex Twin che, con la magistrale spalla di Chris Cunningham, hanno saputo creare nuove zone fertili.

Ritienete più interessanti ed emozionanti questi ultimi anni dominati dalla musica diffusa via Internet o rimpiangete, artisticamente parlando, gli inizi degli anni 2000?

Nequam: La ritualità che sta intorno alla musica si è notevolmente trasformata e io stesso, come individuo, non mi sento di fare troppo parte di certi ritmi e certe ansiogene dinamiche. Quand’ero ragazzo internet non esisteva, le informazioni circolavano attraverso le riviste specializzate, i concerti, la corrispondenza avveniva tramite lettera. Non ci sono paragoni possibili con la realtà odierna. La musica si adegua ai tempi, anche sotto il profilo della distribuzione e della pirateria e, l’ascoltatore, è portato ad usufruire dei mezzi attuali per entrare in possesso, gratuitamente, e in breve tempo di tantissimo materiale. Col tempo ho notato che probabilmente io non sarò mai avvezzo a questo tipo di consumo. Mi domando fino a che punto chi consuma musica in questo modo possa dirsi appagato. Possedere una cartella di mp3 non sarà mai la stessa cosa che aprire un vinile; guardare quegli sterminati elenchi di file mi provoca un senso di mancanza. E poi c’è la realtà del musicista, non solo quella dell’ascoltatore. La mia sensazione è che ormai il musicista si stia perdendo nelle regole del marketing più che concentrarsi sul reale valore di ciò che propone, questo perché talvolta ha sulle sue spalle la gestione di aspetti che un tempo ricadevano sui discografici, altre volte per delirio di onnipotenza, laddove ci si improvvisa grafici, fonici, distributori e poi ci si dimentica di essere musicisti dotati di onestà e coerenza (quando non di talento), due caratteristiche delle quali il marketing se ne infischia.
Mi sembra che la musica che si ascolta oggi sia più figlia del tentativo di rimanere a galla in un circo che ti divora e ti vomita subito dopo, ecco perché si affinano le armi del marketing piuttosto che della qualità artistica.
Quindi, per rispondere alla tua domanda, ci sono pro e contro, ma in sintesi potrei dire che allora c’erano meno mezzi e più idee, oggi infiniti mezzi e poche idee. Da quelle poche idee bisognerebbe ripartire.

Grazie per l’attenzione e la dedizione mostratami; lascio a voi le parole finali.

Nequam: Caro Marco siamo noi che ti ringraziamo, un saluto a tutti i lettori e un ulteriore ringraziamento a Sad Sun Music per il grande lavoro svolto e a Francesco Palumbo (My Kingdom Music) per la grande professionalità e abnegazione.
Non possiamo che congedarci con le parole conclusive della Via Magica Mistica, e che siano di buon auspicio per tutti voi…
"Ora so, da realtà divergenti scaturisce la forza che governa il divenire,
E penetrandole, ora so, che mi appartengono".

The Magik Way

- MARCO CAVALLINI -