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ABYSMAL GRIEF
"Riti Occulti"
gennaio 2016
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Risponde alle domande Regen Graves

La nota promozionale parla di album meno atmosferico rispetto ai vostri standard. Permettimi di non essere d’accordo. Come si può parlare di mancanza d’atmosfera ascoltando brani come “Nomen Omen”, la title track e “Dressed in Black Cloaks”?

Si senza dubbio hai ragione, e d'altronde la nostra musica è fatta proprio per ricreare certe sensazioni e non per puro intrattenimento. Abbiamo però voluto presentare questo nuovo disco come un qualcosa di leggermente più diretto rispetto al passato, in cui le riflessioni di tipo esoterico o la riproposizione di certi rituali hanno lasciato il posto a un approccio più istintivo, personale e aggressivo. E’ stato un processo assolutamente naturale, che non stravolge comunque il nostro stile o la peculiarità delle nostre composizioni.

Questo è il primo full lenght senza un interludio o comunque un brano acustico / strumentale / sinfonico. A cosa è dovuta questa scelta?

Proprio all’intento di voler dare a tutto il lavoro un’impronta di compattezza e istintività, senza lasciare spazio a introspezioni o a pause di riflessione. Ho composto i miei testi quasi come uno sfogo, e come essi, anche il resto del disco doveva rendere lo stesso intento di linearità e immediatezza.

Tutti i brani terminano al secondo 13, immagino non sia casuale. Cosa ti lega così tanto a questo numero?

Mi piace la simbologia, credo nel valore “magico” di certi simboli e di certe semplici ritualità, e inoltre ho una certa propensione a lavorare su quei piccoli dettagli che non sempre tutti riescono a notare immediatamente, quindi nel momento in cui mi sono accorto che il minutaggio dei brani si aggirava in tutti i pezzi attorno al tredicesimo secondo, ho fatto in modo di creare questo ulteriore “legame” tra le varie canzoni, a sottolineare ancora una volta la nostra ossessione per la Morte.

Credo che finalmente finiranno i riferimenti al prog ‘70’s che qualcuno ha sempre voluto trovare negli ABYSMAL GRIEF, paragoni che io non ho mai compreso. Tu che dici?

Sono pienamente d’accordo con te. Pensa che io non ho neppure mai trovato tutti quei profondi legami tra noi e il Doom Metal a cui tanti vogliono accomunarci! L’equazione lentezza+pesantezza non significa sempre necessariamente “Doom”: se voglio ascoltare del vero Doom metto su un LP dei Doomraiser o dei Caronte, gente che questo genere lo sa suonare molto meglio di noi. La nostra musica mi ha sempre creato difficoltà ad auto-definirmi, e anche ad accettare le definizioni che gli altri ci danno.

Quale significato dare alla cover dell’album?

Non mi piace mai spiegare un’immagine, soprattutto in relazione al contenuto di un disco: comunque direi che principalmente ha lo scopo di presentare il mood dissacrante e sarcastico dell’intera opera.

Liricamente parlando, mentre nel primo disco la Necromanzia era affrontata e trattata da un punto di vista spiritico, ora lo è attraverso un approccio più “carnale“. Confermi questa mia ipotesi?

Si, in pieno. Come ti dicevo prima, questo disco non è né più nè meno che un altro capitolo all’interno del nostro “cammino” filosofico, nel quale mi sono soffermato ad affrontare sempre quei temi fondamentali per noi, ma sotto un’altra ottica, e con un umore decisamente diverso: la Morte come elemento di paura e di annientamento dei valori di vita di quelle persone accecate dalla superstizione religiosa, incapaci di guardare più in là della croce che si appendono al collo come una briglia da soma.

Verso chi è rivolta la frase “Il semplice disprezzo non è mai abbastanza” contenuto all’interno del libretto del CD.

Proprio a loro.

Negli ultimi tre anni la vostra attività discografica si è intensificata rispetto agli esordi. Quando è che decidi che sia giunto il momento di scrivere e poi pubblicare qualcosa di nuovo?

Per quanto riguarda lo scrivere i pezzi, posso dirti che non c’è mai un inizio o una fine: le composizioni nascono continuamente, e quando ho un numero sufficiente di riff in grado di strutturare una nuova canzone, mi metto al lavoro insieme a Labes per pensare a quali linee di tastiera inserirci. E poi quando riteniamo di avere un sufficiente numero di canzoni da comporre un album, inizia il vero e proprio lavoro di arrangiamento e successivamente di composizione dei testi. Credo che la nostra attività discografica (come quella dal vivo) sia diventata più stabile da quando abbiamo avuto dei batteristi più seri e affidabili con cui intraprendere lavori e progetti più a lungo termine.

Alcune canzoni mi sembrano perfette per essere suonate on stage. Adesso che la vostra discografia è ampia come fate a scegliere le canzoni da proporre ogni volta sul palco?

Non ti nascondo che in effetti sta cominciando ad essere un po’ difficile riuscire a mettere insieme una scaletta di una settantina di minuti che non scontenti qualcuno… Cerchiamo di ovviare al problema non presentando mai la stessa scaletta, ma facendo sempre e comunque uno spettacolo diverso ogni sera, anche durante i tour. E’ anche più stimolante per noi.

Attualmente quale è il legame degli ABYSMAL GRIEF con l’Occultismo? Quanta è la sua profondità?

Il legame è sempre lo stesso degli inizi, seppur con maggiore esperienza e serietà, e con un bagaglio culturale che ci siamo autoimposti e che ci permette di ostentare meno e convincere di più.

Come riuscire ad essere attratti dall’Occultismo senza rimanerne succubi?

Basta essere dotati di una buona dose di autocritica e obiettività, senza prendersi mai troppo sul serio e usando sempre e comunque il proprio cervello e non quello altrui.

Per concludere, il disco è appena uscito ma so che tra l’altro state lavorando su nuove composizioni; vuoi/puoi anticiparmi qualcosa?

Si ma non troppo, come impone il copione, hehe… Posso solo dirti che a breve uscirà uno split 12” con un gruppo verso cui nutriamo grande stima, amicizia e gratitudine artistica, mentre la fine del 2016, anno del nostro ventesimo anniversario, riserverà una sorpresa per i nostri fans, soprattutto quelli di vecchia data.

Grazie per l’attenzione. A voi le parole finali.

Ti ringrazio per l’intervista, e per il supporto che ci dimostri da ormai molti anni.
In Morte.

- MARCO CAVALLINI -