I CREST OF DARKNESS muovono le barriere del loro Black Metal ancora una volta in avanti grazie al nuovo album “Welcome The Dead” senza ombra di dubbio il più pesante, oscuro e introspettivo lavoro discografico della band norvegese che arriva a festeggiare i suoi 20 anni di carriera al top della loro condizione. Il loro personale mix di Black, Thrash ed Heavy Metal ha raggiunto livelli di eccellenza unici e con Ingar siamo entrati nel dettaglio di questo album e di tante altre situazioni.
Ciao Ingar e complimenti per il nuovo disco. Lo trovo il più nero della vostra carriera; confermi questa mia sensazione?
Grazie per i complimenti! Concordo sotto molti punti di vista con te, questo è forse il disco più oscuro che io abbia mai realizzato. Ho dovuto esplorare il lato più nero del mio animo per scrivere il materiale di “Welcome the Dead”.
Come si è sviluppato il processo creativo di “Welcome The Dead“? Quanto avete lavorato alla stesura di esso?
Lavoriamo insieme sulla musica, ma spesso il processo di songwriting nasce da una mia idea. Penso alla musica tutto il tempo e quando arriva un’idea che ritengo buona la sottopongo al giudizio degli altri. Ci mettiamo a cercare la migliore soluzione possibile, ma di solito l’idea originaria non viene alterata. Anche per le liriche vale lo stesso discorso. Anche ora che sto rispondendo alle tue domande sto pensando a certe soluzione per future songs.
Le canzoni avevano un feeling già così oscuro al loro principio o è una cosa che è cresciuta durante la loro composizione e registrazione?
Il feeling delle canzoni è già dentro di esse appena nascono! Fin dalla prima scrittura di esse so già quale feeling vado cercando e quale sarà l’atmosfera che dovranno avere una volta raggiunto lo stato finale. Questa è una caratteristica davvero importante per me.
I titoli delle canzoni sono efficaci nella loro sinteticità e rimandano per certi versi agli esordi del black metal ottantiano. Una scelta a mio avviso azzeccata.
Posso concordare che per certe caratteristiche i titoli delle songs rimandino alla musica estrema di quel periodo, comunque ciò non era assolutamente una cosa voluta. Scrivo le liriche in base a ciò che serpeggia nella mia mente e occupa il mio interesse. Ci sono alcuni legami con la religione, l’occultismo, certa simbologia. Ad ogni modo trovo positivo che tu abbia trovato legami anche in questo fra noi e la prima ondata Black Metal.
Il video della title track è in linea con l’atmosfera del disco. Dove è stato registrato?
Il video è stato girato dal mio amico Anders Borrerei e prodotto dalla Monitor Media. Avevo già lavorato con lui in passato e sapevo che sarebbe stato in grado di svolgere un ottimo lavoro anche questa volta, come in effetti è stato. Sono d’accordo con te, il video è perfetto per descrivere l’atmosfera dell’album.
Anche l’artwork mi pare perfettamente in sintonia con il mood dell’album. Chi l’ha realizzato?
L’artwork è basato sulle fotografie dello scultore italiano Andrea Falaschi. Queste sculture sono assolutamente perfette per l’album. Deve ringraziare Francesco (My Kingdom Music) per averci suggerito questo artista. Non potevamo fare una scelta migliore.
Mi piacciono molto “Chosen by the devil” e “Memento Mori”. Ti va di parlarmene?
Potrei parlarti a lungo delle songs, ma negli anni ho imparato a non svelare troppo delle canzoni, in particolar modo delle liriche di esse. Credo che ogni ascoltatore dovrebbe ascoltare le songs e farsi un’idea in base a quello che sente e prova lui personalmente. Questo è il mio pensiero.
“Katharsis” presenta caratteristiche lontane dal vostro tipico stile. Una canzone melodica e nostalgica echeggiante certi Katatonia. Come è nata?
Questa è l’unica canzone non scritta da me. E’ nata durante una rehearsal partendo da un riff del chitarrista Rebo. Ha cominciato a ripeterlo all’infinito e suonava magico, fantastico. Abbiamo subito deciso che sarebbe finita senza dubbi sull’album, anche grazie al suo fantastico guitar solo melodico. Questa canzone mi ha così emozionato che ho scritto per essa uno dei testi più importanti di tutta la mia carriera. Nelle liriche menzioni i titoli di tutti gli albums dei CREST OF DARKNESS, cercando in qualche modo di dare un “segno” al mio lato artistico. Abbiamo avuto inoltre l’opportunità di coinvolgere un famoso attore norvegese, Espen Reboli Bjerke, che ha svolto un fantastico lavoro dando voce al mio testo. Questo è davvero un grande onore per me.
Una menzione particolare spetta a “Drink My Blood”, bonus song della versione doppio vinile. Un vero viaggio negli abissi della mente.
Già, lo è. Non puoi ascoltarla a fondo senza che non venga fuori il lato insano della tua mente!
Quali ritieni siano le condizioni (sentimentali e ambientali) ideali per assaporare e capire al meglio “Welcome The Dead”?
Dovete aprire al tempo stesso la vostra mente e il vostro corpo. Questa è la cosa principale. Raccomando agli ascoltatori di chiudersi e sedersi in una stanza oscura, accendere qualche candela e incenso. Lo so, può sembrare un clichè, ma queste sono le condizioni perfette per assaporare l’album.
Suoni da oltre venticinque anni. Cosa, quanto rappresenta per te la musica? Riesci ad immaginare la tua vita senza di essa?
La musica per me rappresenta tutto. Non posso nemmeno semplicemente pensare di vivere senza di essa. E’ la ragione per la quale sono ancora qui dopo così tanti di carriera, e finchè ci sarà la musica la mia voglia di proseguire non morirà mai.
Grazie per l’attenzione. Lascio a te le parole finali.
A tutti i lettori. Se apprezzate il lato oscuro del Black Metal e al contempo amate la sua aggressività ascoltate “Welcome the Dead”. E’ l’album che fa al caso vostro! Sarete i benvenuti nel mio universo oscuro. Ti ringrazio per la bella intervista.
- MARCO CAVALLINI -