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NERONOIA
"Diary of a madman"
gennaio 2016
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Risponde alle domande Mauro Berchi, chitarrista della band.

NERONOIA atto 4°. A mio giudizio il vostro lavoro più nero sotto vari aspetti. Tu che ne pensi?

Concordo. E' un disco pesante, in molti sensi. Liriche, musica, suoni, mixaggio. E' tutto molto cupo e teso. E naturalmente mi fa piacere che la cosa traspaia, poichè significa che siamo riusciti a congelare su disco quello che volevamo, nel modo in cui lo volevamo.

Quali i legami con i precedenti album e quali invece gli elementi che lo diversificano rispetto ad essi?

Nei primi due dischi le canzoni, per quanto destrutturate, partivano da una base suonata di stampo "rock" (virgolette obbligatorie). Negli ultimi due invece siamo partiti da frammenti noise, da loop ritmici o da droni. La differente prospettiva nella composizione costituisce la differenza maggiore. In questo ultimo disco inoltre le voci sono assolute protagoniste, cosa che nei precedenti dischi non accadeva, o per lo meno non in modo cosi' evidente. Per il resto, persone, strumenti, attrezzature sono rimasti invariati.

Rispetto agli albums precedenti i brani hanno titolo. Sentivi la necessità di metterli?

Essendo un "concept" (che brutto termine, ma non me ne viene in mente un altro.....), mi servivano dei titoli per i capitoli della narrazione. Ho scelto quindi di usare dei rimandi per identificare le varie fasi.

La produzione ha una profondità ed incisività spaventose. Quanto avete lavorato prima di raggiungere il risultato che volevate ottenere?

Moltissimo (e anche qualcosa in più....) durante le registrazioni, poco e nulla durante mixaggio e post-produzione. Anche questa è una differenza rilevante rispetto al passato - frutto sia di maggiore esperienza che di una scelta dei suoni di base evidentemente vincente. Il mix è stato quasi esclusivamente un lavoro "di cesello", peraltro basilare per il risultato finale. La qualità della strumentazione del Noise (e le "manine sante" di Alessio e Federico) sono molto al di sopra della nostra portata e ci hanno permesso di raggiungere un risultato finale che da soli non avremmo mai potuto ottenere.

Come mai dopo l’esperienza del precedente album non canti nemmeno un brano su questo?

La storia d'amore è tra Mario e Marta. Io sarei stato un inutile terzo incomodo.

Oltre al lavoro musicale questa volta ti sei occupato di tutte le liriche. Come mai Gianni non ha contribuito ad esse? Una scelta condivisa da ambo le parti?

Non è del tutto corretto dire che Gianni non ha contribuito. Nei due giorni nei quali ci siamo rinchiusi insieme a scrivere i testi, è vero che ho fatto la parte del leone, ma anche lui mi ha aiutato e in un certo qual modo mi ha "tenuto in riga" quando rischiavo di perdere il filo. Il suo contributo è stato comunque importante.

Quando ha preso corpo in te la voglia di scrivere un concept così particolare da utilizzare poi per un album?

Parecchi anni orsono ho iniziato a scrivere un libro, che per una lunga serie di motivi non sono mai riuscito a portare a termine. Parlando con Gianni durante una delle nostre lunghe telefonate notturne, si pensava di creare un disco con un preciso "concept lirico" e mi è subito venuto in mente di riadattare e riutilizzare la trama del libro, che si prestava - per ovvie ragioni - molto bene. Abbiamo quindi discusso in dettaglio la cosa, e in due giorni di giugno 2014 ci siamo trovati per finalizzare la parte concettuale del progetto. Sono molto contento di aver trovato un uso per quello che altrimenti sarebbe rimasto solo un manoscritto incompleto in un cassetto. Per lo meno adesso vive di vita propria.

La voce di Gianni è al massimo dell’espressività, come in grado di “dare colori” diversi ad ogni canzone. Quanto lo ha coinvolto il concept affrontato?

Moltissimo. I temi della solitudine, della pazzia, del dolore ci sono - purtroppo - familiari. Gianni si è subito trovato a suo agio nei panni di Mario, e credo che nel disco abbia superato se stesso, cosi' come ha fatto Arianna. A riprova di questo fatto, basti sapere che abbiamo registrato TUTTE le voci del disco in un giorno e mezzo. Un lasso di tempo incredibilmente breve, segno di una totale e completa "partecipazione emotiva" di tutti quanti.......

Il disco sembra dichiarare che per certi versi l’amore porta alla pazzia. Amore equivale a dolore/sofferenza?

Assolutamente si. DEVE essere dolore e sofferenza, altrmenti non vale nulla. Le cose facili, semplici, lineari, comode non portano mai fuori dalla propria "comfort zone", cosa che invece l'amore fa e deve fare.

Cosa rispondi a colori che dicono che senza amore non si può vivere?

Che in ultima analisi hanno ragione. Da notare però come il concetto di amore si debba estendere a molte cose, quasi mai (nel mio caso, almeno) legate al concetto "romantico" del termine. Nel momento in cui si finisce di provare pulsioni verso qualcosa di esterno a se stessi, si è morti dentro. Ben vengano quindi gli interessi, le attrazioni, le compulsioni, anche le manie. Sono tutte manifestazioni di amore, per quanto lontane dal concetto più normale del termine.

Le fotografie all’interno dei libretti sono state tutte realizzate da te. Quanto sei affascinato da questi luoghi e dalle atmosfere e sensazioni che sanno emanare?

Per ogni capitolo ho cercato di ricreare una immagine che riflettesse il brano in questione. A dire il vero ho anche rubacchiato qualche immagine dalla rete, riadattandola ai miei bisogni.

Leggendo le liriche il manicomio appare come un luogo di prigionia e non di cura. E’ così?

Di tutte le branche della medicina, la psichiatria è l'unica nella quale i dottori brancolano letteralmente nel buio, sparando a caso terapie inefficaci o non del tutto sperimentate e sperando di risolvere qualcosa. Visto che non riescono mai, direi che è difficile pensare ad un manicomio come a qualcosa di più di una "scatola per matti".......

Manicomio: anticamera al definitivo abbandono e discesa agli inferi per i pazienti?

Dipende in certo qual modo dalla severità della malattia mentale. Da alcune forme lievi si può - con il tempo, con i farmaci e con il supporto degli altri - uscire. Da quasi tutte le altre no. Chi abbia passato qualche minuto in un reparto psichiatrico sa di cosa parlo. Quando la malattia è cosi' forte da impedire anche i semplici gesti quotidiani come vestirsi o mangiare da soli, allora la discesa all'inferno è inarrestabile.

Cosa ne pensi della legge che ha deciso di chiudere definitivamente (ma accadrà mai?) gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari?

Hanno chiuso i manicomi, ma non per questo la gente ha smesso di diventare matta. Si sono quindi solo svuotati i luoghi preposti al contenimento delle persone "scomode" scaricandole senza alcuna assistenza sulle famiglie. Chiunque abbia esperienza di un amico o familiare finito nell'abisso della malattia mentale sa quanto sia difficile ed estenuante seguire qualcuno afflitto da questi problemi. Come per molti altri aspetti della vita quotidiana, il nostro fallimentare stato sociale si lava le mani di tutto e di tutti. In questa repubblica delle banane l'unica speranza è non diventare mai pazzi...

Senza musica come credi che avresti potuto sfogare il tuo mal di vivere quotidiano? E quale è la tua idea/concetto di mal di vivere?

Il mio mal di vivere significa sentirmi sempre fuori posto, indipendentemente da dove mi trovo. Sentirmi inadeguato, incapace, inadatto. Non ho una risposta sensata da dare alla tua domanda. Penso che senza la musica a fungere da valvola di sfogo, sarei sicuramente finito male. Peggio di come sto, questo è poco ma sicuro.

Da sempre hai una visione pessimista e negativa della vita. Quali sentimenti, esperienze ti hanno dato la forza per convivere con essa?

Bella domanda, che mi porta a pensare a molte cose poco simpatiche. Scusa ma preferisco non approfondire troppo. Diciamo solo che la forza dell'abitudine mi ha guidato e mi guida come un vagoncino sui binari.

Un elegante digipack apribile accompagnato da ben due libretti. Quanta importanza riveste ancora oggi per te l’aspetto grafico del CD?

La stessa che ha sempre rivestito, vale a dire moltissima. Sono ancora, a dispetto di tutto, un grande "consumatore" di musica, e continuo a scambiare ed acquistare grandi quantità di dischi. Cosi' come continuo a ritenere superiori i dischi che, oltre ad avere un contenuto musicale al'altezza, sono anche belli da vedere. Mi piace ascoltare un disco ma allo stesso modo mi piace maneggiarlo, leggerne i testi, vedere le grafiche e studiarne i particolari. Sono tutti elementi per me imprescindibili. Come tali, lo diventano gioco forza anche nelle produzioni EIBON.

Quante credi siano le persone che sposano ancora il piacere dell’ascolto a quello visivo? E’ per queste mosche bianche che confezioni i dischi in modo artistico, oppure la tua soddisfazione personale basta ad appagarti?

Diciamo entrambe le cose. Nel corso degli anni si sono tutti abituati (gli altri, io no di certo) a distaccare il concetto di disco da quello di supporto. Quindi via con piattaforme di condivisone, social music, spotify e altre diarree digitali. Personalmente voglio continuare a rapportarmi con un oggetto fisico, possibilmente BELLO a vedersi. Non mi basta (nè mai mi basterà) un merdoso file su un hard disk. voglio rimanere ancorato al concetto di un supporto che abbia una forma, un odore, una consistenza e che tra 20/30 anni sarà invecchiato con me, nel suo piccolo angolino sulla libreria. Anche se sembra (ed è) un suicidio commerciale, continuerò a produrre oggetti. Nel momento in cui non dovessi più avere voglia di farlo, l'etichetta semplicemente terminerà il suo corso.

L’album, come è ormai prassi della tua Eibon Records, è uscito nel silenzio quasi più assoluto. Credi che ormai non valga più la pena fare anche una minima promozione visto il collasso totale?

Credo che - particolarmente in questo merdaio digitale - la buona musica sia per i pochi che hanno la voglia di andarsela a cercare. E personalmente mi sono lievemente rotto il cazzo di inseguire i mulini a vento.

Grazie per l’attenzione. A te le parole finali.

Grazie a voi per lo spazio che ci dedicate.

- MARCO CAVALLINI -