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INFERNAL ANGELS
"Demoni della Goetia"
Febbraio 2017
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Rispondono alle domande XeS e Apsychos

Per cominciare, potresti fare un breve resoconto delle principali tappe della carriera della band?

XeS: Salve, quest’anno la band farà 15 anni di attività e di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Fra mille difficoltà, specialmente di line up, sono riuscito a portare avanti questo progetto, che è una parte di me. Ci sono state molte tappe importanti che hanno segnato la vita della band, dal primo album nel 2006 “Shining Evil Lihgt” che usci’ per l’etichetta emiliana Officina Rock, che non finirò mai di ringraziare per essere stata la prima etichetta ad avere fiducia in noi. Passando per i vari live tipo l’Agglutination nel 2007, la terza edizione del Black Lake Fest o la nostra prima esperienza all’estero all’Haliaetum Open Air e via discorrendo, fino ad arrivare ad oggi, ad Ars Goetia, il nostro quarto album in studio, prodotto da My Kingdom Music, che esce a 3 anni da Pestilentia. Ogni singolo episodio ha contribuito a far diventare gli Infernal Angels, quelli che sono ora.

“Ars Goetia”, il nuovo album. Credo si possa descrivere come il più oscuro in assoluto della vostra discografia. Tu cosa mi dici?

XeS: Assolutamente. Ars Goetia è il nostro album piu oscuro, il più maturo e il più vario. Abbiamo lavorato moltissimo su ogni particolare del disco, dalla musica, agli arrangiamenti, alla produzione, per finire con le grafiche. Tutti, nessuno escluso hanno contribuito in qualche modo sulla riuscita dell’album e per questo devo ringraziare Apsychos, Nekroshadow, Hagen e Venders, per l’impegno che hanno profuso. Nulla è stato lasciato al caso. Musicalmente, Ars Goetia, è la sintesi perfetta fra il nostro primo album Shining Evil Light e Pestilentia. Dal primo abbiamo “ripreso” le melodie e le atmosfere che lo contraddistinguevano, mentre da Pestilentia, abbiamo preso l’approccio più Death metal, creando, a mio modo di vedere, un ibrido Black/Death devastante, un monolite oscuro ,ma anche molto emozionale e atmsoferico. Vorrei anche elogiare l’ottimo lavoro di Mauro “Ulag” Mancinelli che nei suoi DPF Studio, ha svolto un lavoro egregio, ammantando l’album con un alone oscuro ancor più spesso.

Alcune canzoni risultano complesse e articolate; quanto è durato il processo di songwriting?

Apsychos: Il songwriting è durato diverse settimane, per lo più perché ognuno ha composto i riff per conto proprio. Nekroshadow e Venders si sono occupati della stesura di Vine, Asmoday, Paimon e Balam, Hagen di Purson e Zagan e io di Bael, Belial e Beleth e, in seguito ho riarrangiato il tutto. In studio di registrazione mi sono occupato delle intro e degli effetti, ma abbiamo continuato ad aggiungere e modificare anche nelle fasi di mixaggio. Durante le ultime fasi di composizione mi son letto alcuni libri riguardanti il concept dell'album e, da li ho preso alcuni spunti tecnici sul come dovevano suonare certe cose, da un numero ben preciso di ripetizioni a sonorità che ridavano della descrizione di questi demoni. Il prodotto finale doveva risultare descrittivo e vario per le diversità di tali entità, dovevamo dare una precisa personalità ad ogni canzone e, a lavoro finito possiamo dire di esserci riusciti.

Esercitano su di me un particolare fascino i brani “Asmoday: The impure archangel”, “Balam: Under light and torment” e “Beleth: Lord of chaos and spirals”. Volete parlarmene a fondo?

XeS: Sono tre brani che, presi singolarmente, potrebbero rappresentare molto bene l’intero mood dell’album. “Asmoday” ha inzialmente un approccio molto Death Oriented, per poi sfociare in una apertura melodica impreziosita dall’intervento di Mancan degli Ecnephias. La sua voce profonda e calda, si integra meravigliosamente nel brano, andando a creare un contrasto netto con quello che è il resto della song, più improntato sull’assalto sonoro. “Balam” è uno dei brani più aggressivi e monoltici dell’intero album, un assalto sonoro, che per certi versi può rimandare ad alcune cose dei Belphegor, se proprio vogliamo fare un paragone, mentre “Beleth”, il brano di chiusura del disco, parte in maniera lenta, per poi sfociare nel finale in un crescendo di melodie e blast, che per noi, risultava perfetto per chiudere il disco. Le melodie finali del brano rimandano, parzialmente ad un certo tipo di black dell’est Europeo.

Quando avete deciso di affrontare e poi elaborare il concept lirico inerente la demonologia? Lo trovo perfettamente in linea con il mood dell’album.

XeS: Ho deciso di dedicare il concept del disco ai Demoni della Goetia, subito dopo aver ascoltato i primi riff che Apsychos mi aveva proposto. Il mood era davvero oscuro e ho iniziato ad interpellarmi su cosa avrebbe potuto rendere giustizia a quei riff. Da qui l’idea di dedicarsi all’Ars Goetia, che come saprai costituisce la prima sezione del grimorio: Lemegeton Clavicula Salomonis. Contiene le descrizioni dei 72 demoni che si dice furono evocati da re Salomone e da lui rinchiusi in un vaso di bronzo sigillato con simboli magici e obbligati a servirlo. Siccome non potevamo fare un album di 72 canzoni, la nostra scelta è caduta su quelli che sulla Goetia sono definiti come i Re.

Personalmente riterrò queste tematiche sempre più affascinanti e in correlazione con questo genere musicale rispetto a liriche trattanti vichinghi e spade da un lato e vampiri e fanciulle dall’altro. Quale è la vostra opinione in merito?

XeS: Guarda, con me sfondi una porta aperta, nel senso che sinceramente non ho mai digerito le tematiche che riguardano vichinghi e spade. Davvero non vedo un nesso fra il black metal, per come lo concepisco io liricamente, e la mitologia norrena, specialmente poi se a parlare di determinate cose sono band Italiane o del sud Europeo. Credo che una band Italiana, a prescindere che faccia black, death, power o altro, che parla di vichinghi, Odino, Loki ecc, non ha minimamente un minimo di cultura della nostra storia, delle nostre “leggende, culti preromani o dell’Impero. Davvero trovo grottesco sentir parlare un Italiano di vichinghi e divinità nordiche. Per quanto riguarda il Vampirismo, dipende. Ci sono ottimi esempi di liriche dedicate ai non morti e il mondo gotico che li circonda che sono delle poesie splendide. Mi vien da pensare ai Cradle Of Filth, che a prescindere dal fatto che possano piacere o meno, che il loro sia o non sia black metal, hanno da sempre riuscito a costruire un immaginario perfetto di quello che è il mondo decadente e gotico del Vampirismo, mescolando musica e liriche alla perfezione.

Chi ha realizzato l’ottimo cover artwork?

Apsychos: La cover fa parte di una serie di sette foto che feci diversi anni fa per una mostra riguardante la morte. La foto utilizzata per l'album mostra nel dettaglio la texture formata dalle crepature dell'acrilico secco nella mano di una figura coperta. Quando XeS la scelse stavamo abbracciando pian piano l'aspetto ritualistico degli Infernal Angels, quella foto ci risultò essere perfettamente in linea con ciò che volevamo per l'immediato futuro, era enigmatica, statuariamente plastica ed evocativa. Conformemente al concept, quella figura non rappresenta solamente l'aspetto invocativo di Salomone, ma anche la nuova forma degli Infernal Angels, quella mano siamo noi qui ed ora.

Ho visto il video della song “Belial: The Deceiver”, davvero azzeccato come atmosfere. In base a quali caratteristiche avete scelto questa canzone? Credete di essere riusciti a trasmettere in immagini quello che vi eravate prefissati?

Apsychos: Belial è un'entità che compare in innumerevoli testi, dall'Antico Testamento, i Rotoli del Mar Morto a Le Mille e Una Notte, dal Paradiso Perduto di Milton ai testi di Crowley e LaVey. Nella Goetia è uno dei demoni principali e viene descritto come colui che nacque subito dopo Lucifero e che (per alcuni) assieme a lui fu cacciato dal Paradiso. Data la sua importanza e, considerato in alcuni testi, etimologicamente come il Signore degli Dei (babilonesi), ci è sembrato perfetto come soggetto da utilizzare per rappresentare i Re dell'Ars Goetia. Oltre a ciò, crediamo che a livello sonoro rappresenti perfettamente tutte le caratteristiche dell'album. Per quanto riguarda l'aspetto tecnico del video, volevamo qualcosa di semplice, senza troppe distrazioni, un video ben congegnato a livello di luci ed inquadrature. Volevamo richiamare l'aspetto ritualistico salomonico, dall'offerta/sacrificio, al cerchio di evocazione ed infine il sigillo, il tutto doveva risultare caotico, tetro e atmosferico. Il nostro tecnico delle riprese, Andrea Mandozzi, è riuscito perfettamente ad inquadrare ciò che avevamo in mente. Possiamo dire di essere molto soddisfatti del lavoro svolto e del risultato finale.

Cosa, quanto rappresenta per voi la musica? Riuscite ad immaginare la vostra vita senza di essa?

XeS: No, sinceramente non riesco ad immaginare la vita senza musica. La musica ti accompagna sempre, segna i vari momenti della tua vita, credo che tutti abbiano almeno un brano che gli ricorda un momento particolare della propria esistenza. Io sono un grande ascoltatore di musica e i miei gusti spaziano molto dal metal(estremo o classico) al rock e anche qualcosina di pop e ripeto non riuscirei mai a immaginare la vita senza la musica.

Avete interessi comuni oltre alla musica?

XeS: Siamo amici, ma per motivi anagrafici (io sono un vecchio rispetto agli altri ragazzi), non condividiamo molti interessi comuni, io ad esempio sono un fanatico della JUVE, mentre agli altri del calcio non importa nulla ahahahha. Diciamo che la musica è la cosa che più ci accomuna e unisce.

Come intendete supportare il disco? In tal senso, quanta importanza date all’aspetto live della band?

XeS: Ci stiamo muovendo per trovare quanti più live possibili di supporto al disco. Abbiamo il Release Party il 21 Gennaio allo SvartMetal all’Open Source di Bisceglie, in compagnia di due ottime band locali, i Gargan e Nakba, poi il 26, sempre di Gennaio, saremo a Roma, al Traffic, di supporto ai Cechi Sekhmet, band storica dell’underground eropeo e insieme a noi ci saranno gli ottimi Nefastoreth. Poi di fissato abbiamo una data l’11 marzo dove saremo ospiti della Taverna Orange di Pescara, in compagnia dei nostri amici Black Faith. Sempre con loro il 29 Aprile torneremo al Daevacian di Torino. In più stiamo cercando di organizzare un tour in Europa per Maggio. Per noi è molto importante suonare live, perché ti permette di esprimere al meglio la vera essenza della band, io non capisco quelle band che per scelta decidono di non andare on stage, mi sembra davvero sbagliato, ma ognuno è libero di fare le proprie scelte.

Hai paura della morte? Cosa c’è a tuo parere dopo di essa?

XeS: Credo che sia umano aver paura della morte, fondamentalmente anche per chi ha Fede è un salto nell’ignoto. Il distacco dagli affetti e dai beni materiali. La morte è però una purificazione, un passaggio a una nuova forma di esistenza.

L’anno 2016 è terminato da poco. Quali sono i dischi che vi hanno colpito maggiormente nell’anno appena concluso?

XeS: Si ci sono stati degli album che mi hanno colpito parecchio, su tutti mi sentirei di consigliare “Torn Cold Void” dei Finalndesi Lathspell e “Thèmes pour la rébellion” dei Canadesi Forteresse. Questi sono i due album che ho letteralmente divorato nel passato 2016.

Grazie per l’attenzione. A voi le parole finali.

XeS: Grazie a te Marco per lo spazio concessoci e ai lettori non posso dir altro di continuare a seguirci e di dare una opportunità ad “Ars Goetia”, sono sicuro che non ne rimarrete delusi.

- MARCO CAVALLINI -